Black out
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Clamoroso, rumoroso. Questi quattro gol del Milan al Maradona fanno un rumore assordante, che ancora più forte si sente nel silenzio degli spalti.
Si apre un mese che potenzialmente è uno dei più belli della storia del Napoli e di Napoli. La città è già in festa da settimane, ti giri da un lato ed è tutto azzurro, entri in un bar e questo popolo di poeti, santi e navigatori si trasforma in un popolo di matematici che calcolano, fanno statistiche, curve e carta e penna alla mano (il calendario lo conoscono a memoria) ti dimostrano come e qualmente sarà questo giorno e non quest’altro. Gente che si è già tatuata il tricolore con il numero che non dirò tanto caro a Troisi, manichini di Osimehn che girano sui motorini (e torte di Osimehn, e uova di pasqua di Osimehn e mimose di Osimehn e tutto quello che vi può venire in mente che abbia una mascherina e dei capelli biondissimi in cima alla testa), sagome dei calciatori, striscioni che tagliano in due le strade appesi ai balconi dei palazzi.
E in questo clima che si prepara alla gioia, al tripudio, all’ebbrezza totale, alla furia bacchica senza controllo, poi succedono queste cose qua. E tu ti chiedi perché, se sia inevitabile, se succede anche altrove – perché non ci sei abituato, cacchio, una cosa così non succedeva da tanti, troppi anni – oppure se è colpa di questa città che sta tra un vulcano e il mare e il fuoco e il sale insieme ci rende matti, instabili, sanguigni. Poi succedono queste cose qua che ti rovinano la festa.
E non mi riferisco solo a Osimehn che va in Nigeria e perde la mascherina: il supereroe perde il suo talismano e si infortuna, saltando almeno due partite. Poi dice che siamo superstiziosi.
E non mi riferisco ai 4 gol, abbiamo perso anche contro la Lazio e siamo tornati più forti di prima.
Né a una squadra irriconoscibile, a un centrocampo inesistente, a un attacco che ha funzionato a corrente alternata solo nel secondo tempo, né a una difesa evanescente che in una serata si è fatta fare tutti i gol che non ha subito negli ultimi sei mesi.
Quello che fa più male è il silenzio del Maradona. Un silenzio da far gelare il sangue, le curve senza colori, senza cori e senza bandiere, senza suoni. In uno stadio gremito si sentivano solo i cori del Milan – che negli ultimi minuti hanno addirittura cantato “vinceremo il tricolor”. A casa nostra. Ci hanno preso per i fondelli a casa nostra, e non abbiamo detto niente. Perché? Le curve protestano contro il costo esorbitante dei biglietti di Champions, dice. E nel merito chi vi dice di no?, è vero, costano un botto. Ma non si protesta così, non sono questi i modi. Il Napoli perdeva quattro a zero e voi sugli spalti stavate zitti. Uno spicchio di milanisti ci prendeva per il culo e voi stavate zitti. Ci hanno umiliato, e siete stati zitti. Vergogna. Ma che tifosi siete? Per difendere dei principi avete dimenticato i fondamentali: chi tifa ha fatto una promessa, “sarò con te”. Significa che bisogna essere fedeli alla maglia, e all’interno dello stadio il sostegno deve essere totale, senza remore, senza ma. La squadra, i giocatori, Spalletti, all’interno del rettangolo verde hanno bisogno del nostro amore, dei cori, delle bandiere, del casino, di tutto quello che è il tifo. La contestazione ci sta, si fa altrove e in altri modi, non al Maradona. Perché poi fra la dirigenza, il Comune di Napoli e così via chi ne fa le spese è solo e soltanto la squadra.