Un’ora estenuante di excusatio non petita. Con tutto il rispetto per un grande artista quale Jan Fabre, scritto con Stella Höttler, che è anche protagonista dello spettacolo, il suo “I’am sorry”, che è andato in scena per il Campania teatro festival nella Sala Assoli, è un monologo noioso, faticoso, dove la formula “I’m sorry” ripetuta come un mantra, stanca tanto quanto i nei della Höttler, i suoi seni botticelliani, la sua nenia voyeuristica.
Recensioni
È una Cenerentola irriverente e ironica quella portata in scena al teatro Politeama di Napoli dal Balletto di Milano. La versione con le coreografie di Giorgio Madia, sembra aver restituito a Napoli il balletto di alto livello internazionale, dove la favola classica viene reinterpretata in chiave moderna, sfavillante e divertente, con un cast di ballerini perfettamente a loro agio tra mimo e passi di danza sulle musiche di Rossini.
È più povero che sciupafemmine, tenero e comico al tempo stesso, il Felice Sciosciammocca che Massimo De Matteo porta in scena all’Augusteo di Napoli (c’è tempo fino a domenica 1 dicembre per vederlo), facendo ridere e anche un po’ riflettere. Il tributo alla tradizione che, da Scarpetta fino a Eduardo, passando per il grande Totò, ha visto “Miseria e Nobiltà” intoccabile nell’empireo dei classici partenopei, nella messinscena firmata da Luciano Melchionna e Lello Arena ci sta il giusto. Quella che il teatro (e la produzione) di Peppe e Roberta Caccavale propongono al pubblico è una piéce aggiornata ai vizi dell’oggi, primo fra tutti il difetto della parola.
Il tempo, il tempo tiranno, quello che va goduto nel presente ed esige di essere aspettato, quello da gustare al momento senza farci fagocitare dall’ansia del futuro, il tempo per ogni cosa e la pazienza: questo il tema trattato nella favola per grandi e piccini dal titolo “Pietro Saltatempo”, andata in scena lo scorso weekend al Teatro dei Piccoli nella Mostra d’Oltremare di Napoli.
Negli anni Ottanta la portarono in scena Johnny Dorelli, Paola Quattrini, Martine Brochard e Paolo Panelli, in una versione maschilista che oggi non avrebbe vita facile.