Domenica, 22 Dicembre 2024

C’è chi meno 15 e chi più 13

Sì, lo so, è un titolo un po’ sbruffone, ma contenere l’entusiasmo non è facile. Non è facile soprattutto quando si è reduci da una partita come Napoli-Roma, sfiancante fisicamente e psicologicamente, con un recupero stile Qatar.

Dicono sei minuti (sei minuti? Hanno tirato le bombe a mano dalla tribuna? Hanno operato qualcuno a centrocampo?), diventano sette minuti, percepite sono due ore almeno, uno strazio. Ma alla fine...

Andiamo con ordine. I primi venti minuti la Roma ha giocato più che bene, una squadra intraprendente e vivace contro un Napoli a tratti anche confuso, soprattutto a centrocampo, nonostante il sempre ottimo Lobotka. Poi, quando tutto sembrava andare veramente male, arriva Osimehn. L’hanno già definito il gol più bello del campionato, e io mi accodo senz’altro alla definizione. Per il quattordicesimo gol in campionato Viktor decide di fare le cose in grande. Mario Rui manda Kvaratskhelia sul fondo, alle spalle di Zalewski. Da lontano il georgiano lo vede e fa un cross morbido e lunghissimo. Chiunque avrebbe colpito di testa, lui no, fa una cosa pazzesca. Perché lui non è un giocatore normale, è un serpente, ve l’ho già detto, e la palla se la rigira fra le sue spire prima di mandarla in porta: controllo di petto, palleggio di ginocchio e bordata di destro che sfonda la porta di Rui Patricio.

La Roma si abbatte, ma non più di tanto, tanto che nel secondo tempo arriva il pareggio a opera di El Shaarawy che si fa beffe di Lozano e segna. Ma il punto è che non doveva essere Lozano a difendere, e se la partita fosse finita lì ora certo staremmo discutendo molto di più sulle responsabilità della difesa azzurra.

Nel frattempo Spalletti richiama Osimehn: ufficialmente perché ammonito per un fallo su Smalling, in realtà temo per salvargli la vita dal momento che Smalling ha provato plurime fiate a farlo fuori, cercando prima di frantumargli il polso a calci e poi dilaniandogli la spalla: l’ammonizione di Orsato proprio a Osimhen ha un sapore davvero paradossale. Osimehn ha giocato con Smalling sulle spalle tipo koala, ma alla fine viene ammonito lui. Cose da pazzi...

Entra dunque Giovanni Simeone. Vi ricordate quando avevamo Duvan Zapata che entrava e segnava puntualmente negli ultimi dieci minuti che nessuno capiva perché non lo facesse entrare direttamente dall’inizio per evitare lo psicodramma? (Infatti poi è andato all’Atalanta, e io non mi sono mai spiegata perché. Vabbè, comunque, ne è passata acqua sotto i ponti non dico che lo rimpiango, ma qualcuno me lo deve sempre spiegare). Comunque, che dicevamo? Ecco, mutatis mutandis, ieri quando è entrato Simeone mi sono ricordata di questo fatto di Duvan Zapata e ho detto: «Stai tranquillo, mo segna Simeone». Sta troppo angiaroso (per i non bilingue, qualcosa fra l’avidità, il desiderio e la fame) per non segnare. Poi Smalling dopo che è uscito Osimhen non sa più che cacchio fare e si distrae, e lui ne approfitta. Se come me amate i numeri (ma anche se non li amate, li amerete), la famiglia Simeone – fra Diego e Giovanni – ha segnato cento gol in Italia. Inoltre, siamo a più tredici: nel campionato a tre punti non era mai avvenuto che una squadra capolista avesse un tale vantaggio sulla seconda. La settimana prossima c’è Milan-Inter. E noi giochiamo con lo Spezia. Non c’è male, dai... seconda e terza fra di loro, e l’altra? Ha meno 15. Dovrebbe salvarsi, ma non si può mai dire...

Serena Venditto
Author: Serena Venditto
È nata a Napoli il primo agosto 1980, per festeggiare il compleanno della squadra. Archeologa e scrittrice, è autrice di una serie giallo-umoristica con protagonisti il gatto detective Mycroft e un gruppo di amici impiccioni, di cui l’ultimo è l’ebook gratuito “Malù si annoia. Quarantena in giallo per quattro coinquilini e un gatto”. Cura per Napoliclick la rubrica #Barsport

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