Domenica, 22 Dicembre 2024

Il Manifesto della Lussuria

8 marzo.

Mi piace oggi celebrare la giornata ricordando una donna fuori dagli schemi, un’intellettuale eretica del secolo scorso, difficile da definire perché sfugge a qualsivoglia definizione.

Partecipò al movimento futurista ma prese accesa posizione contro la visione “mediocre” che della donna aveva il movimento, al punto da scrivere un suo manifesto, nel 1912 “Il Manifesto della donna futurista” dove ribadiva l’assoluta parità tra maschile e femminile e auspicava a un equilibro tra i due elementi, quell’equilibrio capace di far fiorire un’epoca e di far apparire sulla scena del vivere geni ed eroi.

“È assurdo – scriveva - dividere l’umanità tra donne e uomini”, ognuno è composto di elementi maschili e di elementi femminili, ed è un essere completo.

Francese di Lione, modella di Rodin, pronipote del poeta Alphonse de Lamartine, amante di Marinetti, anima inquieta che disprezzava la visione dannunziana della donna, fu una vera antesignana del movimento femminista, autrice di romanzi scandalosi per l’epoca, poetessa, artista, danzatrice…

Quella donna si chiamava Valentine de Saint Point.

“Non più donne infermiere che perpetuino le debolezze e le vecchiezze, addomesticando gli uomini pei loro piaceri personali o bisogni materiali”, “non più donne che facciano figli per se stesse riparandoli da ogni pericolo o da ogni avventura, cioè da ogni gioia”, recitava in quelle righe che anche oggi denunciano un’autenticità ruvida ancora lontana dal femminile quotidiano attuale, chiuso in regole, doveri, ruoli ed etichette, in obiettivi ridicoli definiti dai modelli sociali… Un femminile imprigionato in quel rossetto che ti fa bella, in quello specchio dove fare paragoni, in quello sguardo maschile che ti soppesa, e in giudizi, critiche e diminutio che impoveriscono l’anima.

“Ma donne Erinni, Amazzoni, le Semiramide, Giovanna D’Arco, Cleopatra e Messalina” guerriere che combattono, amanti che incitano, distruggitrici che distruggono perché “la donna non è saggia, non è pacifista, non è buona”, è l’individualità della folla, è incitatrice carnale ed “attribuirle dei doveri equivale a farle perdere tutta la sua potenza feconda”.

“Donne ridiventate sublimamente ingiuste come tutte le forze della natura!”

Un monito che fa venire i brividi.

Valentine restituisce il potere alla Madre oscura, l’archetipo Lilith, la donna eroica del mito, da Antigone a Medea, la parte dionisiaca della vita che fa da contraltare alla legge apollinea e invita le donne a incarnare la potenza degli elementi e della fatalità, in opposizione alla volontà cosciente dell’uomo.

Non soddisfatta, nel 1913 in risposta agli scritti di Marinetti, scrive il “Manifesto futurista della Lussuria”, e qui disegna un’inedita visione del piacere femminile, ma soprattutto della forza erotica, l’unica in grado di far nascere capolavori. Solo colui che vive la vita lussuriosamente è vate e sa creare, porta il vessillo del nuovo e diventa voce profetica di una nuova società.

La de Saint Point considera la lussuria non peccato ma virtù incantatrice dell’umanità, “cessiamo di schernire il desiderio”, scrive e “distruggiamo i sinistri stracci romantici, margherite sfogliate, duetti sotto la luna, falsi pudori ipocriti”, perché la lussuria è vita autenticamente spirituale, e il piacere non ha connotazioni, non ha genere, è libero.

Come non leggere in queste righe echi delle filosofie tantriche, dove il piacere è porta verso il divino?

E come non sentire la profonda attualità di questo scritto, in un’epoca dove sembra di nuovo che si stia dando spazio a una visione riduttiva, iconografica ed elementare della donna e del suo corpo reale o virtuale, chiusa di nuovo nel genere femminile, in connotazioni di buonismo ipocrita, e dove è sempre più difficile restituire dignità a un’immagine sovra esposta, sessualizzata, mercificata per il piacere maschile da supermarket?

E ispirata da Valentine du Saint Point mi chiedo, oggi 8 marzo, se la vera celebrazione della donna non sia il ritorno  a ciò che più profondamente la natura femminile esprima, l’atto coraggioso di resa alla vita e all’eros, l’espressione della potenza orgiastica e del dionisiaco in un mondo tecnologico che ha fatto dell’apollineo il suo schema.

La sua prigione.

Chiara Tortorelli
Author: Chiara Tortorelli
Creativa pubblicitaria, editor e scrittrice, vive a Napoli dove inventa nuovi cultural life style: come presentare libri in maniera creativa e divergente, come scrivere i libri che ti piacciono davvero, come migliorare la creatività e il benessere personale con metodologie a metà strada tra stregoneria e pensiero laterale. Il suo ultimo libro è “Noi due punto zero” (Homo Scrivens 2018). Cura per Napoliclick la rubrica “La Coccinella del cuore”.

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