Domenica, 22 Dicembre 2024

Crollo Scampia, il Comitato Vele alle istituzioni: “Fate presto”

Sei scuole, sette tra associazioni e altri enti hanno dato disponibilità ad accogliere gli abitanti della Vela Celeste di Scampia dopo il crollo del ballatoio. Appena sarà messa in sicurezza l'area interessata dal cedimento, si procederà con i rientri per le abitazioni agibili. Lo rende noto il Comune di Napoli che, già nella giornata di ieri, aveva trasmesso in diretta social l’intervento del sindaco Gaetano Manfredi sul luogo della tragedia.

Mentre si cerca di fare chiarezza sulla dinamica che ha portato al cedimento del ballatoio che ha causato, due giorni fa, la morte di due persone e il ferimento di altre 13, tra cui 7 bambini, si attiva la macchina della solidarietà.

Ieri sera, è arrivata anche la nota del Comitato Vele di Scampia, che, con un chiaro riferimento a quanto accadde in seguito al terremoto dell’80, dal suo canale Facebook lancia un appello alle istituzioni: “Fate presto”. Nella nota si precisa anche che gli sfollati non hanno occupato l’Università, ma hanno trovato rifugio in un luogo che appartiene al territorio, frutto, tra l’altro del piano di riqualificazione del quartiere.

Il Comitato informa anche del punto di raccolta al cantiere 167 (Via della Resistenza) già allestito per i beni di prima necessità e di un altro che si sta organizzando presso Mezzocannone occupato (via Mezzocannone 12).

Questa la nota completa.

“Solo ora, al termine di una giornata difficilissima e dolorosa riusciamo a scrivere queste poche righe. Lo facciamo nonostante la stanchezza e la rabbia perché ci teniamo a dire alcune cose per noi molto importanti. Innanzitutto vogliamo esprimere tutto il dolore per la perdita di due giovani innocenti, due figli delle vele, che non meritavano di vedere spezzata così la propria vita e i propri sogni.

Quei mostri di cemento in cui per anni abbiamo vissuto, hanno costruito al loro interno una comunità che è come una famiglia. Per questo stanotte tutti noi abbiamo perso dei fratelli, dei figli. Vogliamo inoltre unirci all’apprensione di tutta la città per le bambine, per i feriti, soprattutto per chi ancora è in gravi condizioni.

Da anni in ogni corteo, ad ogni occupazione, ad ogni blocco stradale, in ogni incontro gridiamo alle istituzioni tutte che “non c’è tempo da perdere” e che “il popolo delle Vele non può aspettare”. Lo gridiamo non solo perché una casa dignitosa è un diritto essenziale per tutti, ma perché nessuno meglio di noi conosce le condizioni di estrema precarietà e fragilità in cui versano le vele.

Purtroppo in questi anni di mobilitazione permanente, nonostante i tanti risultati ottenuti con la lotta, troppo spesso le vele sono diventate un campo di battaglia per le forze politiche avverse che hanno consumato scontri che hanno rallentato il compimento del processo.

Lo abbiamo visto solo pochi mesi fa quando siamo stati costretti andare per l’ennesima volta a Roma, ad occupare il Pantheon, per farci sentire dal Governo che aveva deciso in piena estate di spostare i fondi Pnrr destinati alle vele, su altri interventi.

In quarant’anni abbiamo sudato ogni risultato, costruito un modello di autodeterminazione capace di respingere la narrazione negativa che ci voleva “brutti sporchi e cattivi”, ma soprattutto abbiamo fatto pesare tutti i ritardi, perché mai e poi mai avremmo voluto arrivare al punto di dover piangere dei morti.

Deve essere chiaro quindi che quello che è successo stanotte non può in alcun modo rappresentare un motivo di rallentamento di un processo che va anzi velocizzato. Tutte le istruzioni, da quelle locali e quelle europee, tutti i partiti che oggi hanno preso parola su quanto accaduto nella vela celeste stanotte, si impegnassero da domani mattina ad organizzare una task force straordinaria, affinché siano costruiti immediatamente gli alloggi sostitutivi per tutti gli abitanti delle tre vele e la Vela Gialla e la Rossa siano finalmente abbattute.

Vogliamo inoltre che sia chiaro che gli abitanti della vela celeste sfollati oggi non hanno OCCUPATO l’Università, ma che sono semplicemente entrati in luogo che appartiene innanzitutto a loro perché quell’edificio, oggi orgoglio della città, è frutto del piano di riqualificazione del quartiere pensato e voluto in questi decenni proprio dagli abitanti delle vele.

Entrare all’Università è stata una soluzione obbligata per dare rifugio a centinaia di persone che hanno dovuto fare i conti con una macchina dei soccorsi impreparata e non attrezzata.

In queste ore rilanceremo la mobilitazione su questi obiettivi. La messa in sicurezza della vela celeste ma soprattutto l’accelerazione dell’abbattimento e della costruzione dei nuovi alloggi. Non permetteremo che si perda un secondo di più. Vogliamo ringraziare tutti i singoli e le associazioni per la solidarietà e per la mobilitazione di queste ore e ringraziare inoltre per la solidarietà gli artisti che hanno a cuore le vele di sostenerci in questa difficile battaglia. Abbiamo allestito un punto di raccolta al cantiere 167 in Via della Resistenza per i beni di Prima necessità e ne allestiremo. A breve un altro a Mezzocannone occupato (via Mezzocannone 12)”.

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Maria Nocerino
Author: Maria Nocerino
Sociologa e giornalista professionista, è specializzata nel giornalismo sociale. Ha collaborato con l’agenzia di stampa Redattore Sociale e con il quotidiano Roma per le pagine della Cronaca. Collabora con la rivista Comunicare Il Sociale.

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