Lunedì, 23 Dicembre 2024

Il decreto Caivano non riguarda le donne: difendere non è una priorità del governo

«La violenza maschile extradomestica contro le donne riguarda il rapporto di sopraffazione da parte di uomini non ascrivibili a categorie di età, censo, alle qualità ambientali/abitative o al grado di scolarizzazione ed emancipazione sociale». Lo scrive in una nota Stefania Cantatore, referente dell’UDI di Napoli.

Il documento prosegue: «La risposta del governo alla cosiddetta emergenza stupri, diffusa capillarmente su tutto il territorio nazionale, potrebbe limitarsi, per ora, al decreto Caivano che, però, provvede a predisporre un complesso di provvedimenti che in realtà riguardano il recupero dell’abbandono, annoso e colpevole, di una particolare zona del napoletano. Il clamore e l'enfasi delle dichiarazioni hanno acceso l’interesse per la copertura economica di progetti, improntati alla visione dei soggetti che li promuovono, che rimandano al privato le competenze pubbliche. Non è la prima volta che l’indisponibilità di case rifugio per le donne è stata supplita con iniziative confessionali.

Salvaguardare le donne, è chiaro anche in questo caso, non è una priorità del governo, ed anzi tutto si riduce a “curare e educare gli offenders”, che sono dei veri criminali: un’impresa sulla quale si interroga da sempre la comunità scientifica. Inoltre se poi questa “cura si limita ai minorenni”, la domanda di libertà e salvaguardia che viene dalle donne esce dalle prospettive di governo ed amministrative, il livello che si dovrebbe occupare della sicurezza dei trasporti, che per le donne a volte sono un salto nel buio.

Le bambine di Caivano, levate alle madri, resteranno col loro dolore insieme a tutte quelle che in questi mesi si sono trovate di fronte alla fossa dei leoni e al muro dei potenti.

Quello che rifiuta di fare la politica istituzionale, con i partiti e i centri dell'informazione, è guardare dentro, e non intorno come fa, al crimine, è rendere giustizia alle vittime, invece di metterle sotto esame. 

Si deve probabilmente tornare a una rete militante che offra il proprio sapere quando e dove il pericolo si presenta: le donne devono sapere che un'altra donna farà in modo di aiutarla a sottrarsi alla minaccia. bisogna passare dalle parole pietose ai gesti concreti in modo che lo facciano anche quelli che finora non lo hanno fatto». 

                         

Author: Redazione

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