Aggressioni al personale sanitario: le testimonianze

«Assistiamo ad assalti ai pronto soccorso, medici minacciati con pistola alla tempia, pugni e insulti di ogni genere; tutto questo sta distruggendo il Sistema sanitario nazionale e portando i nostri migliori medici a migrare verso realtà o branche più sicure. Il problema non ha una sola causa, è multifattoriale e va affrontato prima che sia troppo tardi».
A parlare è Bruno Zuccarelli, segretario regionale dell’Anaao Assomed, il sindacato che ha riunito in un incontro sulla sicurezza i principali attori coinvolti nella gestione del problema aggressioni. La Campania ha visto nel 2025 un aumento degli episodi di aggressione ai danni del personale sanitario, il 22% in più che denota un fenomeno il forte ascesa. Emblematica la testimonianza della dottoressa in scienze infermieristiche Loredana Esposito: «Dopo tanti anni nel Servizio Sanitario Nazionale non so neanche più contare le aggressioni subite», ha detto. «La prima aggressione quando avevo solo 23 anni, ero incinta di 5 mesi è costata la vita del mio bambino: il giorno prima muoveva i piedini, un attimo dopo non c’era più. Non l’ho mai superata, ma non ho mai abbandonato il pronto soccorso nonostante le violenze. Dopo 33 anni di servizio mi hanno spostata in un altro reparto, ma non per mia scelta, l’emergenza è la mia vita». Esposito ha subito tante altre aggressioni, nel corso dell’ultima i familiari di un paziente hanno addirittura cercato di cavarle gli occhi. Durante l'incontro sono stati resi noti i dati sull’operato delle Asl e delle Aziende ospedaliere campane in relazione all'adempimento (o, in molti casi, al mancato adempimento) di quanto previsto dalla legge in tema di sicurezza. Emerge, tra l’altro, che quasi nessun direttore generale si è costituito parte civile a seguito di episodi di violenza. È accaduto solo quattro volte: Asl di Salerno, Santobono, Villa Betania e Asl Napoli 3 Sud. La situazione non migliora considerando la presenza di telecamere nei pronto soccorso. Mancano, ad esempio, nei pronto soccorso dell’Ospedale Sanpaolo e dei Pellegrini. I drappelli di polizia sono ancora pochi, benché la situazione sia migliorata rispetto agli scorsi anni. Tra gli altri, restano scoperti i soccorsi del San Giovanni Bosco, del Cardarelli (dove però il commissariato è nelle immediate vicinanze), dell'Azienda Ospedaliera dei Colli e di Villa Betania. Le aggressioni al personale sanitario sono un fenomeno inaccettabile e sempre più frequente. Non possiamo tollerare che i nostri medici, infermieri e operatori sanitari siano vittime di violenza mentre svolgono il loro lavoro. È un attacco alla nostra sanità pubblica e alla nostra società. «Il nostro report – spiega il vicesegretario regionale Anaao, Maurizio Cappiello – non è una classifica né un giudizio sulla singola direzione. Ci dice però che fatte alcune eccezioni, molto poco è stato fatto dalle direzioni strategiche, le quali sottovalutano ancora il problema». A confermarlo, dai dati raccolti dall’Anaao Assomed, sorprende come quasi nessuna direzione abbia adottato una delibera sulle procedure di prevenzione delle aggressioni al personale sanitario. Delle 25 realtà censite, meno della metà (solo 11) lo ha fatto; e sempre in 11 luoghi di lavoro (sui 25 presi in esame) si effettuano corsi di formazione in tema di prevenzione delle aggressioni al personale sanitario. «Le aggressioni sono un problema nazionale che chiaramente si acuisce nelle aree dove sono maggiori le difficoltà sociali e dove è meno radicato il senso civico», conclude Cappiello. «Incidono fattori come la carenza di personale, le lunghe attese e la frustrazione dei pazienti. Ma questo non giustifica in alcun modo la violenza e, anzi, ci dice che occorre fare molto di più per arginare e prevenire il problema. È necessario che le istituzioni prendano provvedimenti per garantire la sicurezza del personale sanitario. Ciò include l'aumento della presenza di personale di sicurezza negli ospedali, l'introduzione di misure di protezione per il personale e l’applicazione di pene sempre più severe agli aggressori». All’incontro hanno preso parte, tra gli altri il Procuratore Aggiunto di Napoli Dott. Antonio Ricci, il segretario nazionale Anaao Pierino Di Silverio e la dottoressa Teresa Rea (Presidente OPI Napoli).