Domenica, 22 Dicembre 2024

Francesco Vitiello: “Diego attende un incontro speciale”

Debutta all’età di 15 anni nel social drama più longevo della televisione italiana: da allora Francesco Vitiello, che pure ha avuto numerose altre esperienze in campo artistico, viene identificato con Diego Giordano di Un Posto Al Sole. “Una presenza costante nella mia vita, che non ho mai sfruttato in maniera opportunistica. Diego ormai fa parte della mia normalità”, spiega l’attore e regista napoletano (classe ’81), attualmente socio del suo collega di set Peppe Zarbo in una società di produzione cinematografica.

Che periodo sta vivendo Diego, ora che è diventato socio di Caffè Vulcano?

Diego ha finalmente trovato un equilibrio professionale, raggiungendo in un certo senso una sintesi tra sogni e realtà. Ricordiamo che era partito, carico di speranze, per l’America per studiare Economia me le sue aspettative, tornato a Napoli, hanno dovuto fare i conti con il mercato del lavoro reale. Ora, con questa esperienza, unisce desideri ed ambizioni professionali, come può essere quella di diventare imprenditore, alla concretezza di un lavoro normale. 

E che cosa accadrà invece al suo personaggio su un piano sentimentale: dopo tante relazioni andate male, troverà finalmente l’anima gemella con cui progettare il suo futuro?

In questo momento, è in attesa di un incontro che sicuramente ci sarà, perché è tanto che non gli accade nulla sul piano interpersonale. È tutto quello che posso dire perché non so neanche io se sarà un incontro fortunato o meno, considerando i pregressi. Del resto, Diego oggi è un 40enne, molto legato ai valori della famiglia, per cui dovrebbe tendere ad andare in quella direzione. Gli auguro di trovare l’anima gemella e mettere su famiglia.

Diego è un personaggio con cui lei è cresciuto. Ma cosa significa crescere, proprio anagraficamente, in un social drama?

Non è sempre un bene, soprattutto per i personaggi storici, si rischia di esaurirsi se non c’è un percorso di crescita. Un eccessivo equilibrio è pericoloso, può appiattire la storia, devono esserci sempre nuovi stimoli narrativi per evitare di diventare solo cornice. Ora Diego vive un bel periodo da questo punto di vista.

Cosa le ha dato e cosa le ha tolto questo personaggio?

Non so se mi ha danneggiato per gli altri lavori che ho fatto, questo non posso dirlo. Ha sicuramente rappresentato una presenza costante nella mia vita, ma che non ho mai sfruttato in maniera opportunistica. Il mio personaggio è diventato sia per me che per gli altri una normalità, quotidianità.

Amicizie nate sul set napoletano?

Patrizio Rispo sicuramente è stato fondamentale per me, soprattutto nella prima fase, quando mi dovevo ancora formare, perciò non posso che considerarlo una sorta di secondo padre, per quanto fuori dal set i nostri rapporti siano poco frequenti. Lui ha una vita mondana che io mi sogno, io sono molto più riservato. Ma sono legatissimo anche a Peppe Zarbo, con cui ho una forte affinità caratteriale, ci accomuna un’ambizione forte e la tendenza a non forzare la mano, ci piace essere discreti e poco invadenti, diciamo.

Progetti futuri, oltre a Un Posto Al Sole?

Proprio con Peppe abbiamo fondato a Napoli qualche anno fa lo studio Yubaba, con cui stiamo realizzando diversi progetti in ambito cinematografico. Il primo è un film che si chiama “Il peso esatto del vuoto”, di Vincenzo Pirozzi, che è in post-produzione e speriamo di far uscire al più presto. Abbiamo lavorato a due corti ed è anche in lavorazione un ambizioso documentario che racconta la vita dei ragazzi che organizzano i rave party a livello europeo, di cui abbiamo girato il teaser a Budapest.

Quale argomento sociale le piacerebbe incarnare (ancora)?

L’immigrazione è un tema molto attuale e sicuramente uno come Diego ha la giusta sensibilità per portarlo in scena, perché è capace di entrare in empatia con questo genere di problema. Ad esempio, potrebbe interagire con una persona straniera sotto il profilo interpersonale.

Sogno nel cassetto?

Riuscire a girare un film che ho nel cassetto da un po’, perché ora il progetto inizia ad essere maturo. Parla di un collettivo di poeti napoletani che vive per la poesia a scapito del tenore di vita: gente che morirebbe in virtù di questo ideale, un mondo molto diverso da quello reale.

Maria Nocerino
Author: Maria Nocerino
Sociologa e giornalista professionista, è specializzata nel giornalismo sociale. Ha collaborato con l’agenzia di stampa Redattore Sociale e con il quotidiano Roma per le pagine della Cronaca. Collabora con la rivista Comunicare Il Sociale.

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