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Dalla mostra Kazuko Miyamoyo a Ninì Sgambati/Paolo Puddu. Detto tra le righe fino alla Collezione permanente: sono tanti i motivi per scoprire il Museo d'Arte Contemporanea Donnaregina - Museo Madre(Via Settembrini 79, Napoli) nella giornata ad ingresso gratuito.
Domenica 6 agosto il Madre infatti aderisce all’iniziativa del Ministero della Cultura aprendo gratuitamente al pubblico in occasione della #domenicalmuseo e invita tutti a vivere una giornata contemporanea.
Oltre alla Collezione Permanente composta da lavori dei più grandi artisti nazionali e internazionali della contemporaneità sarà possibile visitare due esposizioni temporanee:
Kazuko Miyamoto
La mostra di Kazuko Miyamoto, a cura di Eva Fabbris, è espressione di uno sguardo ampio e trasversale sulla storia dell’arte recente e dell’intenzione di dare luce a storie che al suo interno sono ancora poco note. Dai primi anni Settanta, Miyamoto opera a cavallo tra due paesi e due culture, trovando un personalissimo modo di connetterne le istanze più profonde, contribuendo e allo stesso tempo contravvenendo al linguaggio modernista. È stata inoltre promotrice di contesti attivisti ed espositivi che per primi a New York hanno esteso i confini della rappresentatività per artiste donne e non occidentali. Il racconto di questa attitudine trova oggi immediate rispondenze nelle istanze più attuali nell’arte. Questa mostra accompagna dunque i pubblici del Madre nel riconoscimento di paradigmi narrativi e storiografici che integrano e ampliano lo sguardo sull’arte del nostro immediato passato secondo una sensibilità del tutto contemporanea.
Ninì Sgambati/Paolo Puddu. Detto tra le righe
Ninì Sgambati/Paolo Puddu. Detto tra le righe è il secondo appuntamento del progetto Materia di Studios, con cui LET_Laboratorio di Esplorazioni Transdisciplinari avvia un confronto e un dialogo intergenerazionale tra coppie di artisti, giocato sul terreno dell’archivio inteso come materia vivente connessa plasticamente alla ricerca e alla pratica artistica.
In questa occasione, Ninì Sgambati (Marigliano, Napoli, 1945) e Paolo Puddu (Napoli, 1986) hanno reinterpretato la definizione stessa dell’archivio, qui inteso come contesto di interazione tra forze contrastanti e perennemente in atto nei processi di trasmissione della conoscenza e del pensiero. Partendo da posizioni divergenti, come fronteggiandosi dall’una all’altra sponda di un’area circoscritta – un campo di gioco ma anche una zona di combattimento, un ring, un tatami, un dohyō – i due artisti hanno intessuto un rapporto dialettico, sviluppato attraverso l’immaginario dello scontro e della lotta.
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