Lunedì, 23 Dicembre 2024

Fluxus in tabula, la personale di Antonio Ciraci in mostra a Prosperity

Trentacinque opere del pittore Antonio Ciraci in esposizione allo spazio espositivo Prosperity in via Santa Lucia 110 a Napoli. La mostra “Fluxus in Tabula” sarà inaugurata venerdì 1 dicembre 2023 alle 17.30 e potrà essere visitata fino al prossimo 9 dicembre.

La mostra

«La mostra Fluxus in Tabula, che raccoglie circa trentacinque opere del pittore Antonio Ciraci – scrive Mino Iorio, critico e storico dell’arte -  è dedicata alla memoria di chi l’ha caparbiamente incitata: Willy Santangelo.

Ognuna delle opere presenti è il tassello di un lungo e suggestivo itinerario esistenziale che possiamo definire la grande esibizione sul palcoscenico della vita dove l’uomo celebra in contemporanea le sue miserevoli pochezze e le sue straordinarie capacità, denudando se stesso in una clamorosa, entusiasmante, rappresentazione interiore. Un po’ come fa Ferdinand Bardamu, il protagonista del romanzo di Louis-Ferdinand Céline, Voyage au bout de la nuit - Viaggio al termine della notte - il quale trova nel viaggiare il fondamento della vita. Ne deriva che l’unica attività importante per l’uomo è quella di far lavorare l’immaginazione mentre tutto il resto è delusione e fatica. Un viaggio interamente immaginario che ricopre l’intero ciclo biologico, dalla nascita alla morte, dove uomini, animali, cose e città sono tutte inventate.

In sintesi, Ciraci propone con questa mostra un vero e proprio “romanzo”, una storia simulata, pensata apposta, affinché tutti possano compiere un “viaggio” analogo, “basta chiudere gli occhi e ritrovarsi dall’altra parte della vita”. Entrano così in scena gl’interpreti che con il loro carattere “storicizzano” il teatro del mondo attraverso le rughe interiori della memoria che presenta i suoi profondi solchi che sono l’essenza dei ricordi. Antonio con grande empito scenico e seguendo un autentico spartito narrativo mette su tela una temperie dal segno espressivo dotato di rara bellezza senza mai tralasciare l’antica veste di foggia e portamento intellettuale. Come già ho avuto modo di scrivere circa un anno fa, in occasione del catalogo per la mostra Italìca che si è svolta al Centro Cultural La Asunción di Albacete in Spagna, “la sua pittura rientra nella corrente informale napoletana che ha avuto i suoi autorevoli precursori in Domenico Spinosa – di cui è stato allievo -  Renato Barisani, Raffaele Lippi, Elio Waschimps, Gianni De Tora, Carmine Di Ruggiero, Armando De Stefano…” e arpeggia “sottile il segno dell’apparizione, solleva l’urlo racchiuso nel silenzio, elabora la rassegnazione costipata nell’animo dell’essere vivente alle prese con la ciclicità dei suoi giorni”. Molti di questi soggetti potrebbero rientrare tout court tra i soggetti “di genere” dell’arte italiana.

Invece, è proprio qui che emerge l’aspetto critico e caratteriale dei dipinti di questo artista. Le sue opere tentano di esasperare le anatomie dei personaggi posti quasi sempre al centro della scena innescando un espressionismo cromatico e lineare che ha rari precedenti a confronto. Antonio in questa mostra esprime tutto il vigore della sua formazione che per lungo tempo è stata caratterizzata da un linguaggio di gusto simbolista ma oggi conferma quella che è la sua vocazione primigenia, completamente dedita alla figurazione materica ed espressionista dove “il concetto di matericità” è da intendersi così come viene teorizzato dal Critico Rosario Pinto in occasione della Rassegna pittorica sulla Figurazione Materica, inaugurata lo scorso 18 maggio nella Sala dell'Ostrichina del Real Parco del Fusaro a Bacoli, ovvero che "...non vale il solo ‘grumo’ ispessito del pigmento ad accreditare la tenuta della ‘carica materica’, giacché questa può trovare ancoraggio e fondazione anche nella sola notazione di un addensamento del ‘segno’…”. Quindi, proprio all’interno di questa mostra, prediligendo la vibrazione della luce e del colore ottenuta con una stratificazione della materia unitamente ad una vibrazione del segno che emana energia oltre il soggetto, si fissa lo stile di Antonio Ciraci facendolo assurgere al ruolo di protagonista tra gli artisti campani di tradizione figurativa che hanno lasciato una traccia profonda negli ultimi 80 anni».

L’autore

Antonio Ciraci nasce a Napoli il 13 marzo 1955. Laureato in Sociologia nel 1978, si diploma nel 1986 all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Ha insegnato Discipline Pittoriche per 43 anni.

Studio: Rampe di Sant’Antonio a Posillipo, 45, Napoli.    

Altro studio: Via Tornola, 3 - Serino (AV)

Show Room: c/o Based digital Agency Napoli

Info: sito web: www.antoniociraci.com - email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Tel: +39 3337304085

Dopo un primo, breve periodo figurativo (1980/1983), imperniato su tematiche sociali, la sua pittura, sulla scorta delle esperienze accademiche, si evolve verso soluzioni più espressioniste.  Successivamente, emergerà, in maniera sporadica, un espressionismo prettamente informale, in opere caratterizzate da una gestualità pittorica spaziale ed energetica, ma pur sempre contenuta in campiture circoscritte, come in talune opere delle serie “Lune e meteore”.  Con “Terra Nigra” e poi con “Percorsi sinottici” (1987/1990) inizia e si sviluppa la produzione più propriamente simbolica.

I simboli prodotti si ricollegano quasi sempre a semi arcaici che, in taluni casi, hanno preceduto le antiche forme di scrittura. Trattasi per lo più di simboli universali, individuati in latitudini molto distanti le une dalle altre, tanto da ricondurre ad una ipotesi genetica comune, ad una memoria collettiva del linguaggio. Con “Sequenze metriche/dune fertili/tagli di luna” e “Fluendo” (2011/2015) la produzione di un simbolismo puro raggiunge un punto di massima. Dal 2013 in poi, con le personali in Canada, “Parthenias” e “Between Sea and Sky”, e poi con la serie “Mytho’s Portraits”, tendono a coesistere elementi simbolici e figurativi, mentre i contenuti di fondo si incentrano su tematiche ispirate al Mito, inteso come elemento filosofico ed antropologico prima ancora che cultuale.

Dal 2016 ad oggi gli elementi simbolici vanno diminuendo e ritorna preponderante la primordiale “esigenza” di una figurazione espressionista (soprattutto in “Silenti”, “Fluendo”, “Flux in Tabula” e “Sud Portraits”), dove l’elemento significativo è la vibrazione di luce, segno e colore, ottenuna principalmente attraverso una stratificazione materica, vibrazione che emana energia oltre il soggetto, oltre il riquadro.

Author: Redazione

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