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L’Italia è un paese che non cresce: calo delle nascite, invecchiamento della popolazione ed emigrazione sono i tre elementi principali che inquadrano la situazione attuale, ma di segnali premonitori di quello che sarebbe avvenuto ce ne sono stati in passato, e tanti. In questo senso la demografia insegna. È quanto emerge in maniera lampante dal libro edito da Carrocci “Storia demografica d'Italia. Crescita, crisi e sfide” curato dai demografi Alessandro Rosina e Roberto Impicciatore.
LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO SULLA DEMOGRAFIA ITALIANA
Oggi a Napoli doppia presentazione: a quella in corso in questo momento al dipartimento di Scienze Politiche della Federico II, segue alle 15 oggi pomeriggio un dibattito presso Officine Gomitoli, sede della cooperativa sociale Dedalus in piazza Enrico De Nicola 46, con uno degli autori, Roberto Impicciatore. All’evento, che sarà introdotto dal docente di demografia della Federico II Salvatore Strozza, parteciperanno Armando Vittoria (ricercatore dell’Università Federico II di Napoli), Lella Palladino (vicepresidente della Fondazione Una Nessuna Centomila) e Monica Buonanno (referente line nazionale Parità di genere Anapal servizi Spa). L’iniziativa è organizzata nell’ambito del Master di II livello in Gestione delle migrazioni e dei processi di accoglienza e inclusione (bando aperto per le iscrizioni fino a fine gennaio, maggiori informazioni sul sito ufficiale), rivolto, oltre che a studenti neolaureati, ad addetti ai lavori, come assistenti sociali, avvocati, docenti e mediatori culturali.
LA STORIA SOCIALE È QUELLA DEGLI INDIVIDUI
Il libro ricostruisce la storia demografica italiana degli ultimi 160 anni, dall’unità di Italia ad oggi, ripercorrendo in particolare la storia sociale nel periodo della prima e seconda transizione demografica. «Il contesto socio-economico, così come la storia delle istituzioni fanno da sfondo – spiega il demografo Strozza – ma la cosa veramente interessante che viene fuori da questo libro è la vita degli individui, come cambia la vita delle persone, come mutano ad esempio i modelli riproduttivi o come, ad esempio, si evolvono le migrazioni».
Quattro sono le stagioni vissute dal nostro Paese in termini demografici: la primavera, ovvero il periodo della ricostruzione post-bellica con il boom economico e quindi il baby boom; l’estate, il periodo caldo del terrorismo degli anni dio piombo; l’autunno, che parte dalla metà degli anni Novanta quando comincia la crisi della fecondità; l’inverno, quando scoppia una crisi economica e sociale senza precedenti a partire dal 2008.
«In termini di indicatori – racconta il professore Strozza - il tasso di fecondità più basso in Italia si è registrato nel ‘95 quando è sceso al di sotto sotto di 1,2 figli per donna, ovvero meno di 2, che è quello che serve ad assicurare il cambio generazionale».
COSA PUÒ FARE LA POLITICA PER INVERTIRE LA ROTTA
In Italia, si registra la percentuale tra le più alte in Europa di donne senza figli.
Ma cosa può fare la politica per invertire la tendenza? La classe dirigente dovrebbe anzitutto essere bene informata sulle indagini demografiche, che offrono indicatori e, molti casi, previsioni possibili. Due sono i piani su cui agire per Salvatore Strozza: «Da una parte, riuscire a favorire la realizzazione dei progetti di vita, condizione da mettere in campo per favorire la fecondità e ridurre l’emigrazione verso l’estero e la cosiddetta fuga di cervelli, favorendo, di contro e l’immigrazione di lavoratori stranieri».
Dello stesso avviso Roberto Impicciatore, docente all’Alma Mater Studiorum dell’università di Bologna e autore del libro con Alessandro Rosina. «La politica dovrebbe farsi orientare dagli studi demografici. L’Italia, in particolare, con la sua classe dirigente, dovrebbe guardare agli altri paesi da cui avere indicazioni sul modo in cui agire in maniera incisiva per aumentare la fecondità. Pensiamo a quanto avviene nel Nord Europa o in Germania. In questi paesi, grazie a politiche che hanno incentivato la natalità con i congedi parentali e un investimento nei servizi per l’infanzia, si sono ottenuti effetti positivi non sono sulla fecondità ma anche sull’occupazione femminile».
Il professore nota anche che le politiche decise nell’ultima manovra finanziaria rischiano di non avere l’effetto sperato sulla natalità nel nostro Paese: «Si tratta di misure che si rivolgono a famiglie con due o più bambini, ma il problema in Italia è arrivare al primo figlio».
Il libro
“Storia demografica d'Italia. Crescita, crisi e sfide (Carrocci editore)
Oggi in Italia, rispetto al passato, siamo complessivamente più ricchi e più longevi. Allo stesso tempo, siamo un paese che sta invecchiando rapidamente, con una fecondità tra le più basse al mondo e con una popolazione entrata in fase di declino. Ma come si è arrivati a tutto questo? Con quali specificità nel quadro internazionale e con quali conseguenze? Nel volume si ricostruisce il percorso demografico italiano in rapporto ai mutamenti culturali, sociali ed economici. L'adozione di una prospettiva di lungo periodo aiuta non solo a capire l'Italia nel presente ma anche a cogliere la portata delle sfide che la demografia pone al futuro del paese.
Gli autori
Alessandro Rosina è docente di demografia all’università Cattolica di Milano.
Roberto Impicciatore è docente di demografia all’Alma Mater Studiorum di Bologna.
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