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Docente di Diritto della navigazione all’Università di Bari, Nicoló Carnimeo narra le gesta di Francesco Caracciolo, descritto come un eroe moderno, tra intrighi, colpi di scena e il dono di un prezioso caffè nel suo romanzo “La nave di fuoco. Francesco Caracciolo l’ammiraglio che donò il caffè a Napoli” (Mursia editore).
Il libro sarà presentato giovedì primo febbraio 2024 alle 18, al Gran Caffè Gambrinus, per iniziativa della Fondazione Banco di Napoli.
Partecipano: Pino Aprile, che ha scritto la prefazione, l’attore Patrizio Rispo, che leggerà alcune pagine del libro, il direttore d’orchestra e violoncellista Roberto Soldatini, primo a Napoli ad avere la residenza in barca, che eseguirà dei brani musicali, Michele Sergio del Gran Caffè Gambrinus, il presidente della Fondazione Orazio Abbamonte.
Il libro
Il fascino di questo romanzo è tutto racchiuso nella figura di Francesco Caracciolo, descritto come un eroe moderno, considerato tra i più grandi uomini di mare italiani che la storia ricordi, l’unico a mettere sotto scacco la flotta inglese di Horatio Nelson. «Con questo libro sottolineo l’attualità di Caracciolo - spiega Carnimeo - un personaggio che ha abbracciato e interpretato i suoi tempi in maniera innovativa. E poi c’è il caffè, una nuova e più bevibile miscela da lui portata in città, che rappresenta il risveglio della ragione, un futuro nuovo che è ormai alle porte». Nella prefazione di Pino Aprile infatti si legge: “La vita di alcuni uomini è così intensa, ricca, affascinante, che per raccontarla e parlare delle loro imprese, non bastano le pagine di storia, ma bisogna ricorrere alla letteratura, al romanzo”.
Carnimeo, con una scrittura avvincente, racconta dell’avventura giovanile che cambia il destino di Caracciolo e quello di Napoli, la sua città natale, descritta in tutta la sua magia e bellezza. Tra la capitale del Regno dei Borbone e Algeri si snoda una vicenda che ha per protagonista il caffè, anzi la migliore miscela di caffè mai esistita. Perché Napoli ne è diventata l’indiscussa capitale? In un racconto che unisce una fedele ricostruzione storica a una narrazione ricca di intrighi e colpi di scena, sarà proprio Caracciolo a portare nella città partenopea il prezioso chicco di Arabica che rappresenta il risveglio, l’avvio dell’epoca dei Lumi e il possibile incontro tra Oriente e Occidente.
«Caracciolo – ribadisce Carnimeo – non è solo uno dei più grandi uomini di mare che la storia nazionale ricordi, ma rappresenta lo spartiacque tra due epoche, forse l’antitesi tra monarchia e repubblica. C’è chi lo ha accusato di tradimento ai Borbone e chi lo ha acclamato come repubblicano per aver aderito alla Repubblica partenopea del 1799, egli è, invece, un innovatore, un visionario, un uomo controcorrente capace di fiutare il futuro e abbracciarlo, interprete come nessuno della sua epoca. Ha pagato con la vita (impiccagione) la fedeltà alle sue radici e alla sua città che amava sopra ogni cosa. E la morte lo ha sublimato in mito. Per questo lo ricordiamo. Nel mio romanzo egli è simbolo insieme al caffè del risveglio di una città e del suo mare».
L’autore
Nicolò Carnimeo insegna Diritto della navigazione all’Università di Bari, da sempre racconta il mare con articoli, saggi e in tv nella trasmissione di Rai 1 «Linea Blu» di cui è consulente. Ha fondato la «Vedetta sul Mediterraneo», ente per la promozione della cultura del mare che ha sede in una torre sul porto di Giovinazzo. I suoi libri Nei mari dei pirati e Com’è profondo il mare hanno ottenuto premi e riconoscimenti letterari. Gira per il Mediterraneo con la sua vela Camomilla a caccia di storie, adora il mare della Puglia dove è nato, ma da sempre considera Napoli la sua città elettiva.
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