Domenica, 22 Dicembre 2024

Teatro Bellini, la nuova stagione parte con La Cupa

Tutto viene evocato in una notte, quella di Sant’Antonio e il suo fucarazzo, quando secondo gli antichi, gli animali potevano parlare agli uomini, ma con un prezzo da pagare, chi li ascoltava aveva in dote sventura e dannazione.

Ma Innocente Crescenzo e il suo maiale Ciaccone non possono che espiare, da sopravvissuti, ogni anno le sorti di una saga bastarda della degenerazione umana: favola di uomini che come gli animali agiscono, ma con lo sterco della ragione e gli animali che agli istinti sottopongo la ragione non possono che agire in modo perverso.

È la trama di “La Cupa”, spettacolo di Mimmo Borrelli che inaugura la stagione 2022-2023 del Teatro Bellini di Napoli, sabato 8 ottobre 2022 alle 19. 

È un fittizio e afflitto mondo altrove dove si scontrano i pianeti porosi di una saga dalle colpe sepolte tra anfratti, strati geologici, fatti aneddoti ed incavi, il cui confine della memoria è smunto e levigato, da anni, venti malsani ed epoche di misfatti e di peccati originali.

Trama incastonata nel cuore buono e generoso un tempo, del suo protagonista in negativo Giosafatte ’Nzamamorte: sempre attento al prossimo, ma comunque sia, morto dall’amarezza e la fuliggine in cristalli di tufo porosi di rettitudine. Un uomo buono, retto, sorretto dalla coscienza di un passato inquieto, indecifrato, burrascoso, folle dal quale ha preso distanza, con il rispetto verso la dimenticanza di una memoria sepolta. Memoria, la quale se scavata, come i blocchi che di giorno in giorno vengono estratti dalla sua cava restituendone, in calce morta, cadaveri, potrebbe esplodere e franare in modo dirompente.

La memoria è la famiglia perduta di Giosafatte ’Nzamamorte e la sua moglie Bianca.

Quella dei figli di Giosafatte violentati e uccisi, vent’anni prima a sua insaputa, dal suo più acerrimo amico, ignoto nemico Tommasino Scippasalute.

Quella di Scippasalute la sua pedofilia e l’odio riposto e celato nei confronti dell’eterno amico Giosafatte, amico dell’infamia e beone di sventura.

Lo scontro atavico e dalle difformi e dilavanti collere in frana, delle famiglie e degli antenati di Tommasino Scippasalutedefraudati e ridotti alla rovina dalla famiglia ’Nzamamorte.

Quella del suicidio di Maria delle Papere, figlia di Giosafatte.

Quella della follia di ’Nzamamorte, una volta perduti i figli e moglie suicida, per sua imperdonabile negligenza: dell’elaborazione di un traffico di organi di bambini, cresciuti ed allevati per divenire cavie e carcasse in carne di un lucroso e deplorevole orrore.

Quella delle povere donne dell’est contattate e fecondate a pagamento, per divenire involucri, incubatrici in orge “baccaiate” dal tufo, di organi da rivendere al mercato.

Scippasalute è un intagliatore abilissimo, un mastro sia scalpellino (masto attuzzature), che “per pensamento”, cioè sa individuare seguendo il suo infallibile fiuto dove intagliare i blocchi di tufo di una qualsiasi cava, in termini sia di sicurezza per i “cavatori”, evitandone smottamenti e frane, che di utilità geografica e logistica attraverso l’arte del “pezzamento”. Un tempo, suo nonno Sanzone, era il possessore di quella cava, ma andato in disgrazia, per la perdita di un braccio dovette rivenderla al padre di ’Nzamamorte, per i troppi debiti. Una vita spesa a pagare un debito senza riavere la terra a te tolta, la terra, la polvere alla quale tornerai e che nel suo sporco rende visibili gl’invisibili, quella terra vista e concepita come una moglie, na zita da sposare, intoccabile e sacra. Da allora tale sfregio d’onore è rimasto sopito in Scippasalute, seppur sottopelle. Vuole ripossedere tutto, ripossedere, sottrarre blocco per blocco ogni bene, per tramutarlo, ricostruirlo pietra per pietra, catozza per catozza, pretecagna per pretecagna, in orditi di male. Ripossedere la vita di stenti mancata e amputata dalle fatiche.

Nella cava si aggira, da alcuni tempi, una sorta di clochard, un barbone obeso dalla vita, sempre con i suoi giornali e quotidiani, finanche una radiolina che cerca di continuo di regolare al cielo, un uomo misterioso, ma bonario, dalla fisicità inquietante, ma lo sguardo innocente di bambino, dalla personalità a tratti lucidissima, dalla mole “orsuta” nella sua andatura dinoccolata e sorniona, a tratti, assolutamente intrattabile, causa la sua propensione al bere vino e vino scadente che nella cava, i dipendenti “cavatori” e “tagliamonti” gli forniscono di solito. Intelligentissimo e acculturato dice di essere fuggito da un seminario in cui da bambino era stato sottratto dalla strada avviato agli studi umanistici, da alcuni monaci illuminati, presso Foggia; detto il latinista, sempre prodigo di massime tra il cinico e la vitalità dell’amarezza, si auto presenta sempre allo stesso modo:

Innocente Zacchiele Crescenzo.

La Cupa

Dall'8 al 23 ottobre e dal 2 al 13 novembre 2022

Orari spettacoli: feriali ore 20:45, sabato 8 ottobre e sabato 5 novembre ore 19, mercoledì 9 novembre ore 17:30, domenica ore 18

Prezzi: a partire da € 15, ridotto € 18 - Under29 € 15

Durata: 180 minuti

Versi, canti, drammaturgia e regia Mimmo Borrelli

con Maurizio Azzurro, Dario Barbato, Mimmo Borrelli, Gaetano Colella, Veronica D’Elia, Rossella De Martino, Renato De Simone, Gennaro Di Colandrea, Paolo Fabozzo, Enzo Gaito, Geremia Longobardo, Stefano Miglio, Roberta Misticone

scene Luigi Ferrigno
costumi Enzo Pirozzi
disegno luci Cesare Accetta
musiche, ambientazioni sonore composte ed eseguite dal vivo da Antonio Della Ragione
foto di scena Marco Ghidelli

produzione Fondazione Teatro di Napoli - Teatro Bellini

Author: Redazione

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