Domenica, 22 Dicembre 2024

Prima della movida chiediamoci cosa offriamo ai giovani

“Notte prima degli esami”, i sabati sera a scuola da fine aprile a fine maggio, ma per fare cosa? Per ora, l’iniziativa annunciata dalla vicesindaca Filippone non lo chiarisce. Resto perciò in rispettosa attesa di maggiori dettagli, ritenendola doverosa nei confronti della passione e della buona volontà con la quale la ex dirigente scolastica sta interpretando il suo ruolo in questa esperienza amministrativa.

Mi sembra pertinente perciò la domanda posta da Maurizio Braucci oggi sul Mattino, che non chiude le porte all’iniziativa, sul contenuto di queste serate. Dovessero essere gestite dai ragazzi, ospitare musica, teatro e altri contenuti appassionanti, potrebbe avere un senso. Altrimenti, perché un ragazzo che frequenta quelle aule tutti i giorni della settimana, non trovando sempre un ambiente capace di stimolarlo, dovrebbe preferirle alle strade e ai locali del sabato sera?

Probabilmente, Braucci ha come me il ricordo di quell’evento seminale e involontario della movida napoletana che fu l’occupazione della Pantera a cavallo fra il 1989 e il 1990. A chiunque sia nato dopo sarebbe impossibile far credere oggi che c’è stato davvero un tempo in cui non c’era un solo bar aperto al centro storico di sera. Fu perciò un’esperienza scioccante vedere facoltà e scuole ospitare centinaia di eventi e un fiume di studenti, ma non solo, accorgersi che esisteva un altro modo di trascorrere le serate, in una Napoli antica dove la maggior parte dei palazzi era ancora sostenuta dalle impalcature del post terremoto.

Quella esperienza nacque però dal basso in forma del tutto spontanea e in rottura con le istituzioni. Oggi invece mi sembra che ci sia poca voglia di ascoltare i giovani, di fare i conti con la loro voglia di dissacrazione e irriverenza, privilegiando invece un approccio paternalistico che sembra avere come obiettivo quello di mettere in contrapposizione la legittima esigenza di svago con parrocchie, sacerdoti, psicologi, e ora anche professori e personale scolastico presumibilmente volontari, vista la scarsità di risorse.

Mi sembra abbia le idee molto chiare la scrittrice e insegnante Viola Ardone, nell’intervista parallela a quella di Maurizio Braucci sempre sul Mattino di oggi, quando respinge insieme la demonizzazione sia dei giovani che della movida. Innanzitutto pensiamo a rendere più interessante la scuola, dice, che è una questione tanto di programmi più legati all’attualità che di investimenti strutturali, senza volerle affibbiare anche compiti che esulano dalle sue competenze specifiche.

Ecco, a me pare che la Ardone colga perfettamente il punto, ponendosi una domanda che gli adulti non si pongono mai: cosa fanno i giovani la mattina dopo, quando cessano di essere l’oggetto misterioso da studiare per toglierli dalle strade nelle sere del fine settimana? Io credo che interrogarsi più complessivamente sulla condizione giovanile per trovare delle risposte sia la vera posta in gioco, perché anche gli eccessi della movida violenta, delle baby gang, del consumo smodato di alcol e in certi casi di sostanze sono la conseguenza di un disagio.

Siamo in grado di offrire ai nostri ragazzi una vita, un futuro professionale, delle prospettive, che rappresentino un’alternativa degna di essere vissuta e non da annegare nelle notti disperate di un weekend che a me sembra somiglino tragicamente all’evasione da un mondo che non abbiamo costruito a misura loro? Iniziamo a rispondere a questa domanda: mi sembra prioritario.

Author: Redazione

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