Essere diversi è come essere degli extraterrestri. Ieri come oggi, in un mondo dove il concetto di normalità è molto relativo eppure universalmente riconosciuto secondo lo standard occidentale di bianco, etero, medio borghese, continua ad affascinare il pubblico il Richard O’Brien’s Rocky Horror Show, che a Napoli riempie il teatro più “cool” della città, dove la trasgressione è di casa: il Bellini. Mezzo secolo fa il mondo queer non faceva parte di un’orribile sigla – LGBTQ+ - ma si era nel pieno della rivoluzione sessuale e dell’amore libero, lo stesso che rivendica dal palco del teatro napoletano lo straordinario cast dello spettacolo: tutto britannico e tutto in inglese.
Il Gobbo
Un’auto incidentata calata dal soffitto, neon che riportano i “concetti chiave” dell’opera, videoproiezioni e una camera operatoria che scende e risale sul palco. Non è (solo) il bel canto che ci farà ricordare della Turandot al Teatro di San Carlo per la regia di Vasily Barkhatov ma un’opera sospesa tra pop e fantasy, per l’azzardo della scenografia che mescola linguaggi e visioni e anche per un happy end che il quarantenne russo Barkhatov fa presagire sin dall’inizio, come nelle migliori soap opera di oggi.
Trasformare il palcoscenico in un microcosmo della sopraffazione, per mettere in scena lo spaesamento dell’uomo di fronte a se stesso e a un mondo in perenne conflitto. È una tragedia moderna, quella portata al Politeama di Napoli dall’artista belga Anne-Cécile Vandalem con la piéce “Kingdom” che ha debuttato in Italia per il Campania Teatro Festival (in replica lunedì 19 giugno 2023 alle 21).
È difficile, se non impossibile, parlare di Napoli senza toccare il limite dello stereotipo. Ci riescono, meritandosi dieci minuti di applausi, Mimmo Borrelli e Roberto Saviano, nello spettacolo “Sanghenapule. Vita straordinaria di San Gennaro” in scena al teatro Bellini di Napoli fino al 22 ottobre prossimo.
Un astronauta chiede in sposa una donna-angelo, e lei dice di sì. Ma all’improvviso, in un’atmosfera sospesa nel sogno, appare una donna: i capelli sporchi, le scarpe rotte, il viso tirato, addosso solo stracci. Ecco: per ogni momento di festa ce n’è sempre uno di dolore, del quale non teniamo conto.