Lunedì, 23 Dicembre 2024

Bagnoli come la Ruhr: subito la messa in sicurezza permanente

Passare da un’ipotesi (che nel tempo si è rivelata fallimentare) di bonifica a quella (molto più realistica) di “messa in sicurezza permanente”, peraltro contemplata dal nostro Codice dell’Ambiente. Questa è l’unica strada da percorrere per uscire dall’impasse che da ben 30 anni caratterizza l’ex sito industriale di Bagnoli, quella zona in realtà mai bonificata, mai rigenerata, mai restituita ai cittadini, nonostante le molte, moltissime promesse politiche.

BAGNOLI: UN INCONTRO ALL’UNIVERSITÀ PER PARLARE DELLE PROSPETTIVE

Questa l’opinione di Carlo Iannello, associato di Istituzioni di diritto pubblico all’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli, che dovrà intervenire domani 6 luglio 2022, a partire dalle 16, presso l’Aula De Sanctis del Dipartimento di Giurisprudenza dell’università di Napoli Federico II, nel corso dell’incontro promosso dall’Osservatorio permanente di studi e analisi del Patto per Napoli dal titolo “Governo e gestione di Bagnoli. Idee, confronti e prospettive”, che sarà moderato dalla giornalista Stella Cervasio.

Insieme a lui ci saranno altri esperti, tra cui Alberto Lucarelli, presidente dell’Osservatorio; Rosario Patalano, docente di Storia del pensiero economico della Federico II; Francesco Forzati, associato di Diritto penale della Federico II.

LA FINE DELL’ILLUSIONE MENTRE LA VORAGINE DEI CONTI PUBBLICI CONTINUA 

Bagnoli: da quanto tempo si parla di rinascita? Iannello, nella sua relazione di domani dal titolo “La fine dell’illusione ma la voragine dei conti pubblici continua” ripercorre la storia amministrativa dell’area dismessa evidenziando la totale incapacità gestionale e politica dei dirigenti locali e nazionali che si sono avvicendati nel tempo. “Un vero e proprio fallimento su tutta la linea, perché non si sono raggiunti obiettivi che sarebbero stati tutti realizzabili in poco tempo e soprattutto senza disperdere centinaia di milioni di euro, soldi pubblici”, spiega il professore.

IL FALLIMENTO DELLE POLITICHE DI RIQUALIFICAZIONE

“Quando si iniziò a lavorare su Bagnoli – sottolinea Iannello – L’idea era quella di recuperare il sito per restituire la vivibilità del quartiere, un quartiere densamente popolato, ai cittadini. Ma il recupero dell’ex area industriale era una illusione, ora lo possiamo dire a distanza di decenni. Nessuna società ha avuto la capacità di rifondare questa area, men che meno la politica che è stata totalmente incapace di prendere decisioni efficaci”. Quel poco che è stato fatto, solo di recente (pensiamo all’esperienza di Bagnoli Futura) è stato poi oggetto di contestazione in sede penale.

DALLA BONIFICA ALLA MESSA IN SICUREZZA PERMANENTE 

Altrove, con molti meno soldi e in poco tempo, sono stati risolti problemi ben più grandi e strutturali. Questo si può fare, però, soltanto cambiando approccio, abbandonando cioè l’ipotesi di bonifica (operazione che richiederebbe di “spostare” i terreni di Bagnoli in una discarica), che, secondo Iannello e molti altri esperti, non porterà mai a nulla, se non a disperdere soldi pubblici, come la storia ha dimostrato.

La strada maestra, invece, è quella della messa in sicurezza strutturale (una possibilità dettata dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152), che comporta l’isolamento, ma in maniera appunto permanente, degli inquinanti, senza rischi per la salute pubblica. Solo così, si potrà veramente rendere fruibile l’intera zona alla comunità.

BAGNOLI COME LA RUHR 

“Pensiamo alla Ruhr, la regione della Germania di una grandezza sconfinata, in questa ex area industriale, in poco tempo hanno isolato gli inquinanti e recuperato completamente il sito, che oggi ospita una serie di attività e crea lavoro ed economia”, dice Carlo Iannello.

Nel caso di Bagnoli, parliamo di una area molto più piccola, circa 300 ettari, che vanno dalle pendici di Coroglio fino a via Diocleziano, due chilometri di lunghezza per circa 700 metri di profondità.

CREARE SERVIZI MA NON CASE 

“Non parliamo di terreni inquinatissimi – spiega il professor Iannello – il problema principale sono idrocarburi e diossine, gli agenti più problematici, ma questa zona era già compatibile con un uso commerciale quando si cominciò a parlare di bonifica. Considerando che ci troviamo nella caldera dei Campi Flegrei si possono creare servizi, ristorazione, attività ludiche e creative, spiagge; l’unica vera incompatibilità è con l’uso residenziale”, conclude Iannello.

La pianificazione urbanistica, insomma, si deve adeguare alla realtà, e non partire da una idea astratta. 

Maria Nocerino
Author: Maria Nocerino
Sociologa e giornalista professionista, è specializzata nel giornalismo sociale. Ha collaborato con l’agenzia di stampa Redattore Sociale e con il quotidiano Roma per le pagine della Cronaca. Collabora con la rivista Comunicare Il Sociale.

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