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È stato presentato ieri a Napoli il rapporto annuale "L'economia della Campania": secondo le stime della Banca d'Italia, nel 2023 l'economia della Campania ha rallentato, per l'indebolimento della domanda interna.
Le imprese
Il rallentamento dell'attività economica è risultato diffuso tra i comparti dell'economia regionale. Secondo le stime fornite da Prometeia, nei servizi e nelle costruzioni la crescita del valore aggiunto è stata più contenuta rispetto all'anno precedente; nell'industria manifatturiera la dinamica è invece divenuta negativa. I risultati delle nostre indagini sulle imprese segnalano nella manifattura un forte ridimensionamento della quota di aziende con una crescita del fatturato in termini reali rispetto al 2022; il saldo tra queste e quelle che hanno registrato un calo delle vendite è passato da ampiamente positivo a negativo. Nei servizi le imprese che hanno ampliato il fatturato in termini reali hanno ancora prevalso su quelle con una riduzione ma il saldo si è significativamente ridimensionato rispetto al 2022. L'andamento del comparto ha beneficiato dell'espansione dei flussi turistici che, a sua volta, ha favorito la crescita del traffico portuale e aeroportuale di passeggeri.
La forte decelerazione dell'edilizia ha risentito delle limitazioni normative per l'accesso al Superbonus introdotte a inizio del 2023. Il settore è stato comunque sostenuto dall'accelerazione degli investimenti in opere pubbliche; vi hanno concorso l'approssimarsi della scadenza del ciclo di programmazione FESR 2014-20 e le spese per l'attuazione degli interventi finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Dalle nostre indagini la quota di imprese campane dell'industria e dei servizi che hanno aumentato la spesa per investimenti in termini reali si è ridimensionata ma è stata ancora superiore a quella delle imprese che l'hanno ridotta; nell'industria manifatturiera il saldo tra i due gruppi è stato tuttavia negativo. Per il 2024 le aspettative di riduzione della spesa per nuovi impianti e macchinari sono ampiamente prevalenti tra le imprese. Le prospettive sul fatturato restano incerte: la quota di aziende che prevede una crescita delle vendite supera solo moderatamente quella con attese di un calo.
L'aumento delle esportazioni campane è proseguito a tassi sostenuti, riconducibile per quasi due terzi al comparto farmaceutico; aumenti di rilievo sono stati registrati anche nell'automotive, le cui vendite estere sono cresciute significativamente sui mercati nordamericani ed europei.
Nel corso dell'anno i prestiti alle imprese hanno gradualmente rallentato per poi ridursi moderatamente nei mesi finali; per quelle di minori dimensioni si è intensificata la riduzione iniziata nel 2022. Alla dinamica negativa avrebbero concorso i rimborsi per i prestiti, anche per la minore convenienza a rinnovare i debiti in scadenza. Le riserve di liquidità in rapporto ai debiti bancari a breve termine sono rimaste su livelli elevati, anche per le imprese di dimensioni minori. Il costo del credito ha continuato a crescere; per le operazioni di investimento i tassi di interesse sono aumentati nel 2023 di oltre 2 punti percentuali.
Il mercato del lavoro e le famiglie
Nel 2023 l'occupazione ha continuato a espandersi, sostenuta sia dall'aumento degli occupati alle dipendenze sia da quello dei lavoratori autonomi. Relativamente ai lavoratori dipendenti, i nuovi contratti, al netto delle cessazioni, hanno riguardato prevalentemente posizioni lavorative a tempo indeterminato, cui hanno contribuito le numerose trasformazioni di contratti già in essere.
Il tasso di occupazione è salito e rimane significativamente più elevato per coloro che possiedono un diploma di laurea. La popolazione attiva è aumentata, principalmente per effetto di una tendenza di lungo periodo determinata dall'innalzamento dell'età di pensionamento e dall'aumento della popolazione più anziana; tuttavia, in assenza di altri cambiamenti, il calo demografico comporterà nel 2042 una riduzione della popolazione attiva di circa un quinto.
Il tasso di disoccupazione è rimasto pressoché stabile e si è ulteriormente ridimensionato il ricorso a misure di integrazione salariale.
L'aumento dell'occupazione ha sostenuto quello del reddito disponibile, che è ancora diminuito in termini reali ma in misura più contenuta rispetto all'anno precedente per l'indebolimento dell'aumento dei prezzi al consumo, soprattutto nella parte finale del 2023. L'elevata quota di famiglie in stato di povertà assoluta ha contribuito al più ampio ricorso dei nuclei al reddito o alla pensione di cittadinanza; alla fine del 2023, a conclusione della vigenza di tali interventi, poco più di un ventesimo delle famiglie campane risultava beneficiario di queste misure.
I consumi in termini reali si sono ancora ampliati, superando i livelli del 2019. Pur in un contesto di miglioramento del clima di fiducia, la dinamica è stata però più contenuta dell'anno precedente, risentendo della perdita di potere d'acquisto.
La crescita del debito delle famiglie si è significativamente attenuata. L'aumento è stato sostenuto soprattutto dal credito al consumo, in particolare dai prestiti finalizzati per l'acquisto di autoveicoli. Il calo delle richieste di nuovi mutui si è in parte riflesso nella riduzione del volume delle compravendite immobiliari residenziali, risentendo anche del più elevato costo dei finanziamenti.
Il mercato del credito
Nel 2023 i prestiti al settore privato non finanziario (famiglie e imprese) hanno rallentato. L'andamento dei finanziamenti ha riflesso il calo della domanda di credito di imprese e famiglie, che ha risentito dell'aumento dei tassi d'interesse; le politiche di offerta delle banche sono state improntate a una maggiore prudenza, a causa di una più elevata percezione del rischio. I principali indicatori relativi alla rischiosità dei prestiti si sono mantenuti su livelli storicamente contenuti, pur mostrando un lieve peggioramento per le famiglie e per le imprese delle costruzioni.
È proseguita la decelerazione dei depositi bancari di imprese e famiglie; per queste ultime la dinamica delle giacenze liquide ha riflesso anche la riallocazione del risparmio verso attività più remunerative. È infatti cresciuto sensibilmente il valore dei titoli a custodia detenuti dalle famiglie campane, principalmente quello dei titoli di Stato, trainato sia da un aumento delle quantità di titoli acquisiti sul mercato secondario sia dall'afflusso di risorse verso nuove emissioni caratterizzate da un maggior rendimento rispetto ad attività più liquide.
La finanza pubblica decentrata
Nel 2023 la spesa degli enti territoriali campani ha continuato a crescere, sostenuta principalmente dall'aumento di quella corrente per acquisti di beni e servizi e di quella per il personale; quest'ultima ha riflesso anche il recente rafforzamento dell'organico del servizio sanitario che tuttavia rimane, in rapporto alla popolazione, più contenuto rispetto alla media delle regioni a statuto ordinario. Alla dinamica della spesa complessiva ha contributo in misura significativa anche quella in conto capitale, per l'aumento degli investimenti diretti e dei contributi alle imprese.
Relativamente alle opere finanziate con risorse del PNRR, a fine 2023 risultavano aggiudicate gare per lavori di importo pari ai due terzi delle risorse destinate complessivamente alla regione. L'avanzamento degli affidamenti era tuttavia inferiore per i lavori la cui gestione è di competenza delle amministrazioni comunali, cui sono riferibili oltre i quattro quinti del numero di procedure messe a gara. In Campania questi enti possono avvalersi di una dotazione organica e di un grado di digitalizzazione dell'offerta di servizi inferiore alla media nazionale; più contenuto è inoltre il ricorso a procedure di e-procurement.
Le proposte
“La competitività della nostra economia e la possibilità di conseguire tassi di crescita sostenuti e duraturi nel tempo passano per la capacità di imprimere una decisa accelerazione alla produttività sia delle imprese che del sistema territoriale nel suo complesso. L’agenda degli interventi da attuare e delle priorità da seguire per raggiungere questi obiettivi è chiara, e può essere realizzata partendo con vision e metodo da investimenti, innovazione e capitale umano, e assicurando stabilità e certezza del diritto”.
Sono alcune delle proposte lanciate da Pasquale Lampugnale, vicepresidente nazionale e presidente regionale PI Confindustria, nel suo intervento oggi alla presentazione del Rapporto Banca d’Italia sull’economia regionale alla quale hanno partecipato, fra gli altri, il Rettore dell'Università degli studi di Napoli Federico II Matteo Lorito, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e la direttrice della sede di Napoli della Banca d'Italia Daniela Palumbo.
Lampugnale spiega: “Due sono le strade principali da seguire: la prima prevede un quadro di incentivi stabili per gli investimenti delle imprese, che rappresentano il principale canale per diffondere l’innovazione tecnologica, dalla quale deriva gran parte dei guadagni di produttività. E poi c’è l’innovazione, da perseguire a tutti i costi. Non possiamo limitarci a utilizzare tecniche realizzate altrove: dobbiamo piuttosto accrescere la nostra capacità di sviluppare beni e tecnologie. Il credito d’imposta per la ricerca in vigore in Italia dal 2015 è certamente una misura importante, ma nel tempo la sua efficacia è stata notevolmente limitata dalle frequenti revisioni dei criteri di accesso e dell’entità dell’agevolazione.
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