Giovedì, 03 Ottobre 2024

Biennale della Prossimità: da Napoli un appello per salvaguardare il lavoro sociale

Rigenerazione urbana, inclusione sociale e pratiche di prossimità per far rivivere relazioni e luoghi: questi i temi al centro della quinta edizione della Biennale della Prossimità in corso a Napoli fino a sabato 5 ottobre 2024. Diversi oggi, all’apertura della manifestazione nazionale presso il Teatro Trianon nel cuore di Forcella, gli interventi che hanno sottolineato la dimensione politica della prossimità.

Gli interventi della prima giornata

Il co-direttore della Biennale Massimo Ruggeri ha spiegato: “La nostra iniziativa vede a Napoli la partecipazione di circa 40 organizzazioni locali, un esempio concreto di come nel nostro Paese ci siano tante energie. Costruire qualcosa di bello insieme vuol dire sconfinare dalle proprie certezze”.

L’assessore comunale al Welfare Luca Trapanese ha sottolineato: “La gente parla di welfare, di donne, disabili, ma il welfare siamo noi. Dovrebbe essere quella azione che ci fa stare bene con noi e gli altri”, augurandosi un futuro in cui tutti possiamo essere connessi attraverso la compartecipazione e la capacità di accogliere l’altro. È intervenuta all’incontro anche la consigliera regionale della Campania Roberta Gaeta: “Ho voluto fortemente che la Regione conoscesse questo percorso che, attraverso i rapporti e le relazioni, racconta i territori. Io non dimentico di essere stata un’operatrice sociale, anzi dico che operatori si rimane”.

Andrea Morniroli, referente del Comitato locale della Biennale, ha aggiunto: “Abbiamo visto la partecipazione di ragazze e ragazzi, un elemento importante in un paese che non è per giovani, che non investe su di loro e che ogni anno taglia circa 2 miliardi al bilancio per la scuola. La prossimità ha il potere di rompere le solitudini”.

L’iniziativa di questa prima giornata si è conclusa con un appello letto da una operatrice sociale, Letizia Alfano, dal palco del Trianon, in rappresentanza dei 300 operatori sociali del gruppo Gesco a rischio licenziamento per la decisione dell’Asl Napoli 1 Centro di rescindere il contratto che li vede impegnati nei principali servizi socio-sanitari della città prima del previsto.

L’appello degli operatori sociali

“Siamo qui, per testimoniare che il lavoro sociale non è solo uno slogan ma deve continuare a riempirsi di senso e di significato, anche quando, come sta accadendo da mesi ormai, un pezzo importante del welfare a Napoli viene messo in crisi e a rischio di chiusura per sempre.

Oggi denunciamo l’espulsione dal lavoro di 300 operatori, donne e uomini costretti a lasciare il lavoro dopo moltissimi anni di impegno e sacrificio in integrazione con la Azienda Sanitaria Napoli 1. Per questo, sofferenti psichici, persone anziane e affette da patologie della terza età, persone con disabilità, perderanno i loro punti di riferimento.

Un patrimonio di conoscenze ed esperienze che, espulso di punto in bianco dal sistema dei servizi socio-sanitari, lascerà un vuoto che vanifica l’efficacia stessa dei servizi!!

Ma siamo qui anche per ribadire che lavoro sociale significa impegno collettivo per il bene della comunità. Significa ribadire che il lavoro

Noi lo facciamo da oltre trent’anni!

Quando l’assistenza sociale in Italia era ferma all’Ottocento e alla legge Crispi, gli operatori di Gesco c’erano. Erano al Rione Traiano accanto ai ragazzi che si perdevano nella droga, erano nelle mense proletarie, erano nei manicomi per aiutare i sofferenti psichici a riacquistare la dimensione della libertà e della socialità, dopo la legge Basaglia.

C’erano quando in Italia fu creato il sistema di welfare misto e alle cooperative sociali fu chiesto di occuparsi delle persone più fragili, delle famiglie in difficoltà, degli anziani, delle persone malate e degli anziani soli.

C’erano quando si iniziò a parlare di riduzione del danno nelle tossicodipendenze, o a impegnarsi seriamente per contrastare la tratta di esseri umani e dello sfruttamento.

Gesco c’era quando si aprivano le case famiglia per i sofferenti psichici, quando per i senza dimora si crearono le unità di strada. E c’era tra i migranti, come pure nei territori di guerra per portare aiuti ai profughi.

Durante il Covid, sono stati gli operatori Gesco a resistere negli ospedali. Non si sono mai sottratti, mai.

E oggi quegli stessi operatori vengono trattati come numeri inutili, da sostituire. Il loro lavoro, il loro impegno, il loro bagaglio di competenze e di passioni.

Trecento operatori vengono licenziati per volontà della nostra Asl, e con loro sarà dismesso un pezzo di storia del nostro welfare. Con loro rischia di entrare definitamente in crisi l’intero sistema di servizi che ruota intorno a Gesco.

Oggi sono trecento, domani saranno molti di più. Perché Gesco oggi rappresenta un sistema di imprese sociali che dà lavoro ad oltre 1.000 donne e uomini, professionisti ed esperti di lavoro sociale, il cui apporto non può essere lasciato andare senza aver fatto ogni tentativo per evitarlo.

Per questo siamo qui a testimoniare il nostro impegno sociale, individuale e collettivo, quello di un gruppo di cooperative sociali, quello di Gesco e a chiedere con forza che il “c’era” possa trasformarsi in “c’è”, ancora. E che si ripristino condizioni di legalità e giustizia dove venga riconosciuto il lavoro sociale in questa città, dalle istituzioni e dalla Asl, per continuare a sostenere che il Welfare non è un lusso.

Abbiamo bisogno di allargare la mobilitazione, abbiamo bisogno che questa vertenza diventi la vertenza di tutte le persone, le organizzazioni che sono impegnate quotidianamente nel difendere e costruire il welfare, abbiamo bisogno di riprenderci gli spazi e il protagonismo che meritiamo.

Per questo vi invitiamo tutte e tutti ad unirvi alla nostra battaglia e di farlo concretamente. Da subito! Facciamo partire da questa sede autorevole e partecipata un appello alla mobilitazione e a costruire una assemblea cittadina che discuta di welfare, di lavoro e di futuro”.

La Biennale della Prossimità

La Biennale della Prossimità è il frutto di un percorso partecipato che ha visto la costruzione di una rete nazionale al cui interno le più interessanti esperienze di prossimità del nostro Paese si incontrano attraverso il confronto, l’arte, la testimonianza, la convivialità.

La manifestazione continua per altri due giorni, fino al 5 ottobre, con un ricco programma di workshop, mostre, eventi, laboratori e attività ludiche che si svolgerà tra il teatro Trianon, l’Albergo dei Poveri, il Centro Salesiani Don Bosco e la Fondazione Welfare Campania.

Per il programma completo consultare il sito www.biennaleprossimita.it

Author: Redazione

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