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Sotto una pioggia battente che richiama Lucca Comics – ma con pause di sole che riportano alla realtà partenopea, per fortuna – si è aperta questa edizione del Comicon 2024.
Il clima è sempre lo stesso, quello di un’allegra festona, parecchio incasinata, ma forse per questo irrinunciabile. Interessantissime le mostre di quest’anno. Partiamo con quella di Mike Del Mundo – copertinista Marvel classe 1980 – con il suo stile ipercromatico, pittorico, dinamico, che apre l’area mostre in quanto poster artist ufficiale del Comicon 2024. A seguire, gli oltremondi disneyani di Casty, con le sue avventure di Topi misteriose e un po’ dark; Casty è anche l’autore della variant di Topolino di questa settimana: abituato alle sue avventure cupe e poco tradizionale ha voluto giocare “con qualcosa che non avevo mai fatto – ovvero la tradizionale iconografia di Minni Topolino e Pluto – e il paesaggio di Napoli, città in cui non ero mai stato” spiega al panel sulle copertine di Topolino (relativo a una mostra in corso all’ordine dei giornalisti di Napoli).
A seguire, l’esposizione del magister Igort, un viaggio che ripercorre la sua carriera, i suoi mondi: dalla new york jazz ’30 alla Napoli visionaria negli anni ’70 la camorra assume sfumature alla Dick Tracy, ai Quaderni giapponesi, in cui rivive una sorta di autobiografia artistica dalle atmosfere eleganti e dai ritmi cadenzati, fino alla negazione della libertà rappresentata nei Quaderni russi; a chiudere la mostra di Igort, presenta le opere di cinque autori internazionali da lui selezionati – il cinese Woshibai, il britannico James Harvey, la francese Elene Usdin, e gli italiani Cammamoro e Wamu - che tracciano mappe di possibili narrazioni fuori dalle regole convenzionali: le tavole minimaliste e poetiche di Woshibai, ipercromatiche e visionarie di Elene Usdin, psichedeliche di Wamu, virtuosistiche di James Harvey, esotiche di Cammamoro.
Seguono le mostre del fumetto più antico d’Italia – quello dell’inarrestabile Ciccillo – e di uno recentissimo che ne celebra 20, quello delle Winx, come 20 anni celebra anche la Lavieri dei robottini di Matt Dixton e delle favole di Massimiliano Frezzato; la strepitosa mostra di James Romita jr e i suoi 40 anni di Spiderman, e il commovente omaggio ad Alfredo Castelli, papà di Martin Mystere e genio del fumetto italiano scomparso a febbraio di quest’anno. Vorrei chiudere con la più sorprendente, quella dedicata a Daniele Serra, un virtuoso dell’acquerello, soprannominato da Luca Crovi “il piccolo guerriero degli acquerelli’, capace di evocare indimenticabili atmosfere dark e gotiche d’altri tempi. Lasciatevi affascinare dalle sue tavole – pubblicate da Bonelli nell’albo Visioni – popolate da creature malinconiche, gotiche, spaventose a volte, e gatti seducenti (allo stand lo abbiamo incontrato per il firma copie e ci ha raccontato che ne ha tre, e si vede da come li dipinge che li ama). Se non volete fidarvi di me, fidatevi di Loe R. Lansdale – uno che di cose di paura se ne intende – che ha scritto di lui: “Daniele Serra è bravissimo, punto. Talvolta, il suo stile ha un che di impressionistico, altre è più realistico. È impossibile incasellarlo. È sempre interessante”.
Il giro continua con i padiglioni dedicati al fumetto, dove abbiamo fatto incontri tutti partenopei, a partire dalla Scuola italiana di Comix di Mario Punzo che ha presentato – con la curatrice Chiara Macor, il disegnatore curatore del volume Paco Desiato e l’editore Aldo Putignano, nonché gran parte degli autori di racconti e fumetti – l’ultimo “barattolo” di polpa napoletana, il magazine pubblicato con Homo Scrivens nella nuova collana Comics. Polpa napoletana è un progetto dedicato alle icone di Napoli: dopo Pulcinella, San Gennaro e la sirena Partenope, questo barattolo è dedicato al mito di Diego Armando Maradona, la più grande icona dello sport contemporaneo, e al suo straordinario, unico, legame con Napoli. Maradona è raccontato da varie generazioni di napoletani, da chi lo ha visto e da chi lo conosce solo dai racconti, ma non per questo lo ama diversamente, con una miscela entusiasmante di racconti, rubriche, fumetti, illustrazioni adatta a un pubblico vastissimo.
Con la sceneggiatrice Chiara Macor e disegnatrice Fabiana Fiengo abbiamo chiacchierato anche del loro nuovissimo volume, dedicato agli Arazzi della battaglia di Pavia e pubblicato in collaborazione con il Museo di Capodimonte. “Grazie all’efficacia comunicativa dei comics” ci spiega Chiara Macor “questa operazione intende avvicinare un più vasto pubblico ad una forma d’arte molto sofisticata e radicata nella nostra storia (l’arte, appunto, tessile), ma che a uno sguardo contemporaneo potrebbe risultare di difficile comprensione. I sette Arazzi della Battaglia di Pavia raccontano un episodio tra i più significativi della storia politica europea moderna, che segnò il culmine del conflitto tra l'Imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V e Francesco I, re di Francia. La vittoria dell’esercito di Carlo V fu schiacciante e dovuta alla superiorità tecnologica della fanteria spagnola, dotata delle armi da fuoco più all'avanguardia del periodo. Queste nuove armi da fuoco cambiarono irreversibilmente il volto della guerra, gettando un ponte tra il Medioevo e l’Età Moderna. Il fumetto racconta di quella battaglia che fu lo spunto per la costruzione degli arazzi, e lo fa guardando a tutto l’apparato figurativo presente in questi grandi drappi”.
“Io mi sono divertita moltissimo a disegnare questo fumetto, perché la sceneggiatura di Chiara era molto moderna, movimentata, quindi ho potuto spaziare con le inquadrature ma anche con la gabbia fumettistica che è molto rotta, dinamica, doveva dare lo stesso effetto impattante degli arazzi” ci racconta la disegnatrice Fabiana Fiengo. “Noi abbiamo ripreso non solo il contesto e i personaggi, ma proprio lo stile di dettaglio e accuratezza degli arazzi, che nonostante rappresentino delle scene di battaglia sono estremamente puliti e curati nella loro impostazione, attenti a ogni dettaglio dell’abbigliamento, delle armi, delle capigliature. C’è un’accuratezza del bello impressionante. Dovevamo raccontare gli arazzi che a loro volta raccontavano una battaglia, una bella sfida. Nella sezione finale, quella della fuga dei francesi, abbiamo prelevato scene degli arazzi, incorniciate come gli arazzi stessi, in chiave fumettistica, proprio per accentuare il rimando. Abbiamo anche usato la stessa gamma cromatica. Per accentuare questo effetto abbiamo scelto insieme con Chiara di usare molte splash page – quelle che prendono due pagine – proprio dare questo effetto avvolgente, come se il lettore fosse risucchiato nella pagina. È stato molto arricchente, grazie anche alla supervisione di Andrea Scoppetta, che è un professionista dello storytelling!.
Un’altra tappa è nello stand di Gialli.it, in cui incontriamo Ciro Sabatino e Anita Curci. Gialli.it è un nuovo universo bellissimo per gli amanti del genere – e ne siamo tanti, credetemi – con la sua collana di romanzi, il magazine, il Club dei delitti di carta (che si riunisce ogni domenica per parlare di misteri e omicidi), e soprattutto il Festival del Giallo Città di Napoli che si terrà dal 23 al 26 maggio, presso la nuova sede della Villa Floridiana, dopo due fortunatissime edizioni all’Istituto Grenoble, in collaborazione con la libreria Iocisto (e della scuola italiana di Comix che ha creato la meravigliosa locandina con un ombroso commissario Ricciardi in Villa) con la presidenza di Maurizio de Giovanni e la direzione artistica di Ciro Sabatino; il festival sarà anticipato da un panel sul Giallo napoletano proprio qui al Comicon domenica alle 12 in sala Andrea Pazienza, con il patron Ciro Sabatino, e Sara Bilotti, Diego Lama, Patrizia Rinaldi e Serena Venditto.
E poi ancora Elodie che dialoga con Milo Manara, in una folla oceanica e adorante, di rappresentazione del corpo femminilità, legami con il corpo, scoperte. Un dialogo che parte da un ricordo dei primi anni di Elodie: «Manara mi ha fatto capire le prime cose dell'eros, in un lavoro sul mio fisico che faccio ancora oggi, perché per me ha sempre senso conoscere il mio corpo». Parole che Manara apprezza: «Per me è emozionante sentire donne che anche attraverso le mie opere hanno mosso i primi passi nelle passioni dell'eros. Io ho sempre lavorato partendo da me stesso, non ho seguito ricette verso il successo ma ho riportato nelle opere le mie sensazioni».
E ancora lo spazio Lego, l’area games, Japan land, set di Batman per farsi le foto, giochi da tavola, gadget di Harry Potter e magliette con i gatti e calzini di Totoro, caramelle colorate, cose giapponesi di incerta funzione ma esteticamente lodevoli, e il villaggio medievale con le genti che si danno solenni mazzate medievali.
Questa per il Comicon promette di essere l’edizione dei record, e vi aspettano altri due giorni per questo tuffo in tutte le forme della fantasia.
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