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Napoliclick è un portale quotidiano di informazione sociale e culturale pubblicato dalla cooperativa Nclick.
Nulla di platonico, ma qualcosa di concreto. È questo il messaggio principale che sta dietro al progetto dello streetartist Unplatonic, tra quelli che hanno deciso di non svelare (ancora) la propria identità: «Illustrando soggetti pop, personaggi contemporanei e cartoni animati, con le mie opere intendo attirare attenzione sul messaggio.
Make love, "fai l'amore" nella forma più imperativa possibile, è un urlo che vorrei far cadere a pioggia su tutti, nella maniera in cui ciascuno preferisce che sia la più trasgressiva o, viceversa, la più romantica. Non a caso il progetto sboccia in questo periodo storico, segnato più che mai da tensioni, intolleranze e talvolta odi veri e propri». L’artista napoletano ha, tra l’altro, donato una delle sue opere (Sophia Loren) alla decima edizione del Premio Responsabilità Sociale Amato Lamberti, organizzato dall’associazione Jonathan con il gruppo di imprese sociali Gesco.
Da dove nasce questo messaggio d'amore?
Il messaggio d’amore in realtà è molto più ampio di quanto si pensi. Make love è un consiglio che vorrei dare ad ogni singola persona. Il fare l’amore non è solo atto fisico, ma è trovare benessere ed equilibrio con se stessi e gli altri, negli ambiti più disparati. Fare l’amore vuol dire aprirsi mentalmente a tutto e tutti, senza avere limiti, tabù e spesso pregiudizi inutili. Vuol dire conoscere e conoscersi senza superficialità. Make love è una cura contro ogni discriminazione
Come, quando e perché è nato il suo percorso artistico?
Il progetto nasce nel gennaio 2021. Unplatonic si basa sulle manifestazioni d'amore nelle più svariate sfumature, soprattutto in quelle più concrete, non platoniche come appunto il nome del progetto indica. “Fai l'amore” nella forma più imperativa possibile, è un urlo che vorrei far cadere a pioggia su tutti, nella maniera in cui ciascuno preferisce che sia la più trasgressiva o, viceversa, la più romantica. Non a caso il progetto sboccia in questo periodo storico, segnato più che mai da tensioni, intolleranze e talvolta odi veri e propri. Con Make love indico quella che per me è la via d'uscita dal malessere che pervade questo periodo.
Ha un modello a cui si ispira?
Avere un solo modello è complicato. Bisogna prendere il buono e non da tutti. Affrontare una tematica vasta e complessa come la vita, con tutti i suoi pro e contro, richiede più di un modello da seguire. Di sicuro il messaggio Make love accompagnato a simboli iconici arriva forte e chiaro.
Dove si trovano principalmente le sue opere?
La più grande concentrazione di mie opere è a Napoli e in Campania. Ma quando viaggio, per vacanza o lavoro, Italia o estero, le opere e gli adesivi sono miei fidati compagni di viaggio, non mi faccio mancar modo di diffondere il messaggio. Non importa siano zone belle o brutte, desolate o affollate, il messaggio deve raggiungere quanti più luoghi possibili. E in questo la condivisione social aiuta molto.
Riesce a sostenersi grazie ad esse?
Il progetto funziona, piace e vende non poco. Sostenersi con la sola arte non è una cosa facile ma mi da tante soddisfazioni sotto ogni punto di vista.
Cosa significa fare streert art a Napoli in questo momento storico?
Fare streetart a Napoli è stupendo. Voglio raccontare un aneddoto per rendere l’idea. Affissi una mia Sophia Loren in centro storico nel periodo natalizio del 2021. Dopo circa un anno, nelle immediate vicinanze misi un’altra Sophia, all’improvviso un signore si avvicina chiedendomi se fossi io l’autore delle due Sophie. Io ovviamente gli dico che in gran segreto ero io. Lui si innervosisce e mi urla contro “Segretamente? Ma si scem?!”. Io incredulo gli chiedo la motivazione, e lui continua “Se tu avessi avuto 10 centesimi per ogni fotografia che hanno fatto alla tua Sophia Loren, ti saresti comprato una villa a Marechiaro!”. Io scoppio a ridere e me lo abbraccio. Napoli è una città piena d’amore ed altruismo. Tante persone ringraziano noi artisti per abbellire gli angoli di questa città. Credo che ci sia anche una vera e propria fetta di turismo che gira intorno alla streetart.
Perché opera in anonimato?
Nonostante la streetart sia molto acclamata e ricercata, resta comunque una pratica illegale. Credo che avere un alone di mistero renda il tutto più affascinante. Forse è proprio il pubblico a volerlo. Banksy ne è un esempio. Io personalmente cercherò di preservare la mia identità quanto più a lungo possibile. Vantaggi o svantaggi dell’essere anonimo? Non ci ho mai pensato. Mi interessa e son felice che il progetto piaccia e il messaggio circoli. Conta questo più di tutto.
Come si relaziona con il suo "pubblico"?
Il pubblico interagisce con me via Instagram di solito. Fotografano, pubblicano, commentano, mi scrivono in privato. Tutto su Instagram.
Ci sono soggetti nuovi a cui stai lavorando?
Cosa prova realizzando le sue opere?
Userò una sola parola per definire le mie opere: accomunanti. Credo debba essere un aspetto fondamentale per l’arte e per tutte le cose che piacciono e in cui le persone si rispecchiano.
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