Francesco Vitiello: Diego sostiene la battaglia di Ida
Abbiamo imparato a conoscerlo come un bravo ragazzo, capace di schierarsi sempre dalla parte che riteneva giusta, oggi Diego Giordano, uno dei personaggi più popolari di Un Posto Al Sole, è diventato un uomo generoso, ma anche istintivo e caparbio nel raggiungere i suoi obiettivi. Nel bene e nel male. Ce ne parla il suo interprete, l’attore napoletano Francesco Vitiello, classe 81, originario di Torre del Greco, praticamente cresciuto a Palazzo Palladini (nel cast sin dal lontano 1996) che gli presta il volto da circa venti anni rivendicandolo con orgoglio: «In alcuni momenti della mia carriera non ne ho avuto la piena consapevolezza, ora posso dire fieramente che, insieme al resto della squadra, abbiamo costruito in questi anni un pezzo di storia della tv italiana».
In questo momento vediamo Diego alle prese con la battaglia legale di Ida. Un uomo che sostiene fortemente la propria compagna, in quella che crede sia una giusta causa. Come ha affrontato questo ruolo?
È stata un’esperienza un po’ particolare. Per me, come per Diego, non c’era alcun dubbio sul fatto che Ida, convinta di aver sbagliato in passato, vuoi anche manipolata, poi pentita e ora decisa a riprendersi il figlio, dovesse lottare per il suo sacrosanto diritto alla maternità. Non è stato così scontato per il pubblico; Ida è un personaggio che ha dato fastidio, una madre che ha abbandonato il figlio piccolo, il suo comportamento è stato giudicato imperdonabile, quasi irreparabile, ha incontrato una forte resistenza la sua svolta nonché molte critiche sui social.
Lei, Francesco, si sarebbe comportato allo stesso modo?
Mi sarei comportato esattamente allo stesso modo, per me e Diego questo pregiudizio non è mai esistito, lui ha empatizzato subito con questa donna, prima ancora che fosse la sua compagna.
Cosa pensa, invece, di questo scontro tra Ferri e Raffaele?
Questo scontro serve a complicare ancora di più le cose e rappresenta un ulteriore banco di prova per Diego e per il suo rapporto con Raffaele, ma, per fortuna tra lui e il padre c’è un legame indissolubile che, al netto di tensioni e divergenze che pure ci sono state e ci sono, riesce alla fine a sciogliere tutti i nodi.
Quanto somiglia al suo personaggio?
Io e Diego siamo molto diversi, molte sue scelte non le condivido. Per lui è tutto bianco o tutto nero, lui è molto determinato, deve fare tutto e alle sue condizioni; io sono molto più morbido, meno rigido, più aperto al dubbio, empatizzo con le persone e sono molto più riflessivo di Diego, a volte fin troppo. Anche se poi gli errori li faccio ugualmente, non sempre la riflessione porta a scelte sagge.
Quale è la cosa più importante che ha imparato in questi quasi 20 anni sul set?
La lezione più importante per me è stata quella di riscoprire, con orgoglio, quello che, grazie a Un Posto Al Sole, stavamo facendo. A volte, ho ambito a fare altro prendendo altre strade, ma mi sono reso conto che quello che stavamo costruendo era un vero e proprio pezzo di storia della televisione italiana. La cosa bella è che se ne accorgono anche gli altri, chi ci segue. Nella velocità di questa grande macchina organizzativa, basata su una sorta di catena di montaggio, dalla realizzazione alla fruizione, hai sempre paura che qualcosa si disperda. Invece, chi ti guarda incamera e non dimentica, ricorda perfettamente anche tutti i conflitti e le contraddizioni del tuo personaggio. Anche quando pensi che venga rimosso, resta nell’immaginario collettivo, ci sono storie con solide fondamenta.
Amicizie "vere" nate a Palazzo Palladini?
Sono molto legato a tanti compagni di viaggio, anche tra gli autori e sceneggiatori e persone che lavorano nella redazione. Tra gli attori, Peppe Zarbo (Franco) è sicuramente quello più vicino a me e ci siamo frequentati anche fuori dal set. Mi fa molto piacere passare del tempo con Martanna (Ida), che è davvero molto simpatica.
Progetti in corso, a parte il set napoletano?
Si è concluso da poco un bel progetto: un documentario condiviso con Marzio Honorato, per la regia di Vincenzo Pirozzi e che vede in scena il figlio, Giuseppe Pirozzi, già apprezzato nel cast di “Mare fuori”, nel ruolo del giovane Eduardo De Filippo. Si tratta di un omaggio al grande maestro a 40 anni dalla scomparsa, prodotto con Peppe Zarbo grazie alla collaborazione delle società Maxima e Yubaba, tratto dal libro di Giulio Baffi “A lavoro con Eduardo”, da cui prende anche il titolo.
Argomento sociale che vorrebbe incarnare o portare in scena in Un Posto Al Sole?
In questo periodo, viviamo grandi tragedie: quella dei due conflitti in atto in questo momento storico mi sembrerebbe una bella sfida, si tratta di un tema però molto difficile da portare in scena. Quando mi hanno detto che il mio personaggio si sarebbe avvicinato a Ida, una ragazza dell’est Europa, speravo si trattasse di una profuga di guerra della Russia o dell’Ucraina e potesse essere uno spunto, ma poi la storia ha preso altre strade.
Il suo sogno nel cassetto?
Quello di fare un film, un grosso film, per il cinema in qualsiasi veste: non ho una preferenza come attore, ma anche come produttore. Io continuo a sognare, essendo uno che si appassiona a storie diverse, avrei già molti soggetti da proporre, pronti all’uso nel mio cassetto!