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Al Madre di Napoli arriva la mostra Think Tank: Reproductive Agents” che riunisce tredici artisti visivi il cui lavoro esamina le implicazioni sociali, economiche e politiche del modo in cui diverse società definiscono e si relazionano con il concetto di riproduzione. L’esposizione sarà inaugurata sabato 25 febbraio 2023 alle 11 al museo dove resterà fino all’1 maggio prossimo.
Sintetizzando prospettive scientifiche e speculative, queste proposte artistiche esplorano il concepire e il prendersi cura di una nuova vita a partire da paradigmi in evoluzione che vedono l’attivazione della “agency riproduttiva”. La mostra presenta opere dal 1940 a oggi che si riferiscono in vario modo alla riproduzione sessuata e asessuata, ai trattamenti di riproduzione assistita, alla fertilità e agli studi ormonali, all’epigenetica e alle tecnologie di riproduzione, sia per esseri umani sia per altre specie, comprese entità non viventi. I progressi della medicina riproduttiva consentono di alterare il corso dei processi biologici, ampliando in tal modo i limiti degli organismi che danno origine alla vita. Eppure quanto scritto da Charles Darwin nel 1862 risuona ancora con forza: “Non conosciamo minimamente la causa finale della sessualità; perché nuovi esseri viventi dovrebbero essere procreati dall’unione di due organi sessuali.
Gli artisti in mostra propongono delle considerazioni sull’origine e la significazione del dare vita in molteplici modi, dalla potente energia impiegata nell’autogenerazione di una nuova vita, all’esperienza soggettiva di nutrire un corpo autonomo carico di desideri, paure e pensieri propri.
Due artiste pionieristiche sfumano i confini tra arte e scienza e rielaborano il concetto di riproduzione in forme inedite. Per oltre cinque decenni, Lynn Hershman Leeson ha continuamente affrontato questioni tecnologiche attraverso l’uso dell’intelligenza artificiale e, più recentemente, della biotecnologia e dell’ingegneria genetica, mettendole in relazione con questioni di genere e di identità. Il suo primo disegno, Pregnant woman in Xray suit del 1965, trae spunto dall’aver sofferto di cardiomiopatia durante la gravidanza. Questa patologia ha costretto l’artista a sottoporsi a procedure mediche isolanti in una tenda a ossigeno, e la conseguente consapevolezza del proprio respiro l’ha portata a sviluppare delle figure interattive di cyborg intitolate Breathing machines (1966-1967). Il lavoro di Shu Lea Cheang esplora il futuro cibernetico della genitorialità con lo sviluppo di feti in uteri artificiali fuori dal corpo (ectogenesi). La sua videoinstallazione 0 x 9 (2023) mette in discussione il ruolo della scienza ostetrica nel contesto di una crescente esperienza tecnologica della riproduzione umana, speculando sui nuovi tipi di legami che potrebbero nascere grazie agli uteri artificiali. “Trattare un feto come se fosse fuori dal corpo di una donna, renderlo visibile, è un atto politico”, scrive l’artista. Come ha sostenuto lo scrittore e filosofo Paul B. Preciado, “dobbiamo applicare il principio della ricombinazione culturale alle nostre strategie di produzione e riproduzione della vita, in modo da trasformare le nostre tecnologie di potere e mutare (politicamente)”.
Distanziandosi da tali interventi tecnologici, Ann Leda Shapiro vede invece il paesaggio del corpo e della mente come parti interconnesse di un unico e complesso sistema vivente. Sviluppando parallelamente una pratica della medicina Cinese e la propria attività artistica, ha scoperto profonde affinità con le tematiche dei suoi dipinti, in particolare gli squilibri del corpo umano e i processi di trasfigurazione attraverso i quali elementi inanimati diventano senzienti. Questa mostra presenta oltre quindici dei suoi acquerelli, dagli anni Settanta alle sue produzioni più recenti, in cui l’artista esplora continuamente gli stati di mutazione, sia a livello cellulare che cosmico, di vari corpi che si incontrano e ne creano altri. Al di là dei confini biologici, questa mostra esplora le forme di ibridazione che nascono all’interno delle nuove pratiche riproduttive, coinvolgendo relazioni gender expansive e interspecie e che aprono a nuovi spazi di speculazione, di attivismo e, infine, di “agency riproduttiva”. Come ha scritto venticinque anni fa la teorica di studi di genere Susan Squier, qualsiasi considerazione della costruzione filosofica e teorica della riproduzione interspecie in un contesto postmoderno implica anche una critica femminista della scienza. Il film di Lucy Beech Reproductive exile 2018 tratta i temi dell’allevamento, del lavoro bioclinico, della procreazione “ospite” e delle relazioni farmaceutiche ormonali multispecie. Il film collega una ricerca sui programmi culturali, sociali ed economici dell’industria della fertilità assistita con la produzione e la condivisione di ormoni sessuali animali e umani, fondamentali per le tecnologie riproduttive. Esposti per la prima volta al pubblico, i disegni erotici di Victor Vasarely del 1940 mostrano varie pratiche sessuali, tra cui incontri tra il corpo femminile e quello animale. Questi disegni sono affiancati da una recente serie di opere di Florencia Rodriguez Giles intitolata Tiro al parto (2020-2021), che tratta della forza della vita che si manifesta in ogni cosa e delle forme di desiderio e ispirazione che nascono quando specie diverse si incontrano. “In queste opere, questa forza si incarna in una comunità di esseri vaginali e forti, i cui flussi vitali sorgono incessantemente da qualsiasi apertura”, afferma Rodriguez Giles.
Artisti:
Lucy Beech (UK), Shu Lea Cheang (Taiwan), Elektra KB (Colombia), Lynn Hershman Leeson (USA), Pedro Neves Marques (Portogallo), Romina de Novellis (Italia), Elena Pizzato Ketra (Italia), Tabita Rezaire (Francia/Guyana) , Florencia Rodriguez Giles (Argentina), Martina Servio Olavide (Argentina), Pamina Sebastião (Angola), Ann Leda Shapiro (USA), Victor Vasarely (Ungheria)
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