Venerdì, 05 Luglio 2024

Campania Legge presenta “Non scusarti per quel che hai fatto”

Una pietra miliare della letteratura palestinese Non scusarti per quel che hai fatto (Crocetti Editore), raccolta dei più significativi versi dell’opera di Mahmud Darwish, pubblicata nel 2004, a pochi mesi dalla morte del poeta.

A restituirci il suo sguardo sull’umanità attraverso la descrizione di luoghi storici, mitici e del quotidiano la traduttrice Sana Darghmouni, che porta il suo privilegiato punto di vista sul testo martedì 21 maggio alle 18 alla Fondazione Premio Napoli. A partecipare all’incontro con la traduttrice il magistrato Alfredo Guardiano, coordinatore della giuria tecnica di Premio Napoli, e la docente dell’università L’Orientale Monica Ruocco. Con l’autrice dialoga Carmen Gallo, ricercatrice in Letteratura inglese alla Sapienza Università di Roma. L'evento è a cura di Campania Legge e di DAAM Artistic Lab.

Il libro

L’opera di Mahmud Darwish, allo stesso tempo artistica e politica, è caratterizzata dalla transizione dalla fase rivoluzionaria e patriottica degli esordi (la “poesia della resistenza”) alla rielaborazione del dramma palestinese “attraverso una ricerca estetica che si appropria di motivi sia simbolisti sia epici” (Simone Sibilio). È un passaggio graduale, che ha allontanato Darwish dall’immagine del poeta-militante e gli ha spesso attirato critiche da parte dei lettori, infine persuasi che anche un “poeta nazionale” debba essere soprattutto un poeta. Nell’ultima produzione di Darwish la scrittura è incentrata sulla complessità dell’esistenza, sul dialogo tra il sé e l’altro e sull’osservazione dell’umanità attraverso la descrizione di luoghi storici, mitici e del quotidiano.

A questa fase appartiene la raccolta Non scusarti per quel che hai fatto, pubblicata nel 2004, pochi anni prima della morte del poeta. È un’opera densa di meditazioni sulla vita e sulla fine, sui temi, da sempre centrali nella scrittura di Darwish, della memoria e dell’esilio, del tempo e dell’assenza, della perdita e dell’identità, dell’appartenenza e della nostalgia. I testi, colmi di profumi, di immagini, di oggetti quotidiani e azioni minime, di metafore e mistero, sono modulati su toni a volte più meditativi e tendenti alla prosa a volte spiccatamente lirici: vi si avverte chiaramente il ritmo da cui il poeta, “l’indeciso tra prosa e poesia” (In presenza d’assenza, 2006), si sente da sempre abitato.

Author: Redazione

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