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Napoliclick è un portale quotidiano di informazione sociale e culturale pubblicato dalla cooperativa Nclick.
Un modo di stare insieme che ormai non esiste più. Un modello di prossimità all’interno di un piccolo borgo, dove ci si poteva ritrovare a parlare dal ciabattino in un confronto intergenerazionale, scambiare riflessioni nelle piazze, quando ancora le piazze rappresentavano luoghi di aggregazione sociale.
Un mondo perduto, ma forse non del tutto, quello su cui vuole accendere i riflettori il libro La strada sotto al Vesuvio (Apeiron Edizioni, pagg. 200, euro 12) del sociologo Giovanni Attademo. Ne parliamo con l’autore, ex dirigente del Comune di Napoli oggi in pensione, che ha deciso di raccontare come era la vita in una strada di Trecase, la cosiddetta Lavarella.
Come è nato questo libro?
Il progetto l’ho sempre avuto in testa ma poi, per motivi di tempo, non riuscivo mai a portarlo a termine. Mi ritornava sempre in mente questa idea di raccontare quel modo di stare assieme, di condividere. Negli anni ‘60, avevamo degli spazi di socializzazione, anche un piccolo negozietto diventava un punto di incontro per scambiarsi impressioni, riflessioni. A quel tempo, la scuola ti formava anche se con metodi molto rigidi eppure era capace di trasmetterti valori.
Diversamente da quanto pensassi, la prima stesura è stata molto veloce. Le parole mi sono uscite facilmente, sono riuscito a tratteggiare i miei protagonisti come volevo, a partire dalla vita in questa piccola comunità vesuviana.
Un “piccolo mondo antico” ormai scomparso?
Quel modo di essere è scomparso ma mi ha formato e mi ha reso ciò che sono, un uomo che a 72 anni ha ancora voglia di sognare. Proprio in questi giorni pensavo che si possono fare molti parallelismi: ad esempio un tempo, i giovani e gli adolescenti di Trecase e Torre Annunziata si sfidano per i confini del territorio, con il lancio di pietre, oggi si chiamerebbero bravate; ora invece ci sono le baby gang con armi e coltelli. Si dovrebbe riflettere su questi temi, vorrei che passasse questo messaggio ai giovani di questa generazione.
Dopo tanti studi e saggi pubblicati, parla un po' di sé, che effetto le fa?
È stato difficile per me perché io ho sempre avuto molte difficoltà a mettermi a nudo, invece ora sono io, nel libro ci sono i miei affetti, i miei legami più importanti. Racconto del rapporto con i miei genitori e con i miei fratelli e le mie sorelle. Tutti i personaggi di cui parlo, oltre alla mia famiglia, sono reali, tutti ancora viventi, alcuni un po’ più anziani di me.
Perché ha deciso di raccontare tutto questo?
Prima di tutto, credo molto nel racconto come modo per far rivivere le persone di un tempo. Credo nel potere della scrittura come testimonianza del “si può fare” attraverso esempi concreti di mobilità sociale. Prendiamo la mia vita, figlio di due persone semplici, su cui forse si poteva scommettere poco. E invece, oggi posso dirmi soddisfatto, forse anche per quel modo di stare insieme che ho cercato di raccontare, oltre che per il sistema valoriale che mi è stato trasmesso. Sono contento di ciò che sono e orgoglioso di conservare quella curiosità intellettuale, che ancora mi permette di impegnarmi per contribuire al benessere sociale.
Il libro
La strada sotto al Vesuvio racconta storie, fatti, avvenimenti in una strada di Trecase: ‘A Lavarella (oggi Via Ciro Menotti) che vedono protagonista l’autore e tante altre persone vissute in quei luoghi negli anni ‘60/’70.
Leggendo il volume sembra quasi di ripercorrere vie e strade incrociando sguardi, ascoltando voci e suoni popolari.
A Trecase prendono forma le molteplici figure dell’anima che abitavano la cortina abbascio ‘a lavarella: Il maestro Cozzolino, Gigino Langillotto e Lalena Saccavecchia, Ciccio Chiavarelli, Zì Salvatore, Carmela ‘a Capona, Totonno ‘e zia Maria, Salvatore ‘o scarpar, la signora Ninuccia, Ciccio ‘Ammiraglio, Don Antonio Izzo, Maria ‘a comunista, nonna Angela, nonno Antonio, Nennella, zio Felice ‘o scarpar’.
L’autore
A lungo dirigente del Comune di Napoli per i servizi rivolti all’infanzia e l’adolescenza, Giovanni Attademo è sociologo esperto in programmazione, progettazione e gestione d’interventi nell’ambito delle politiche sociali. Si è occupato in particolare del sostegno alle famiglie e della prevenzione del disagio e della devianza minorile, producendo studi, ricerche e pubblicazioni sull’argomento. È stato docente incaricato di Politiche Sociali del Dipartimento di Scienze Sociali nell’Università degli Studi di Napoli Federico II e attualmente collabora con la cattedra di Innovazione Sociale.
Negli ultimi anni ha pubblicato, tra gli altri, per Homo Scrivens il volume Aspettando il 112. L’azzardo, l’impegno, i dubbi (2016) scritto con Mario Petrella e Sergio D’Angelo. Per Gesco Edizioni, con Mario Petrella ha pubblicato il volume Una leggera brezza tra i miei capelli. La metodologia della Formazione-Intervento nella relazione di aiuto per operatori sociali e sociosanitari (2016).
La presentazione
La strada sotto al Vesuvio (Apeiron Edizioni, pagg. 200, euro 12) sarà presentato venerdì 14 aprile 2023 alle ore 18,30 presso la Parrocchia Sant’Antonio di Padova a Trecase (Napoli).
La presentazione è in collaborazione con la Pro Loco Trecase e l’associazione culturale Logos.
Dopo i saluti del sindaco di Trecase Raffaele De Luca, del presidente della Pro Loco Trecase Luigi Trapani e del parroco della parrocchia di Sant’Antonio di Padova Don Francesco Pinto, dialogheranno con l’autore: Giuseppe Errico, psicologo psicoterapeuta; Angelo Di Ruocco, presidente Pro Loco di Torre Del Greco.
Introduce Lina Lupoli, presidente dell’associazione Logos; modera Anna Teresa Attademo, sociologa.
Reading e performance artistiche a cura dell’associazione Donna Peppa di Antonello Aprea e del gruppo musicale La Tammorra di Ignazio Panariello.
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