Domenica, 22 Dicembre 2024

Luca Trapanese. Sogno una famiglia normale con Alba e il mio compagno

Lunedì 12 marzo il Governo ha ordinato, in merito ad una richiesta pervenuta al Comune di Milano di una coppia dello stesso sesso, lo stop a procedere alla registrazione del loro figlio appena nato e impedendo, di fatto, la creazione di una famiglia omogenitoriale. Il veto della destra compatta boccia il certificato europeo di filiazione che propone agli Stati membri di garantire ai genitori residenti in Unione Europea il diritto ad essere riconosciuti come madri e padri dei propri figli nello stesso modo in tutti i Paesi UE.

Quanto accaduto in Lombardia riguarda tutta Italia, per cui anche Napoli, già con De Magistris in prima linea nel riconoscimento delle famiglie arcobaleno, rimarrà in seguito a tale disposizione con le mani legate. Ne faranno le spese, come spesso accade, i più indifesi: i bambini. A puntare i riflettori su quanto sia grave la decisione del Governo e su come, dietro ai giochi politici, ci siano ripercussioni reali sulla vita delle persone è Luca Trapanese, assessore al welfare del Comune di Napoli. Trapanese, omosessuale e fino a poco tempo fa single, è padre della piccola Alba, bambina con la Sindrome di Down che l’assessore ha adottato in fasce, dopo il successivo rifiuto da parte di coppie “normali” ad accoglierla nella propria famiglia. Oggi Alba ha sei anni e come ogni genitore Luca Trapanese si preoccupa per il suo futuro, con l’aggravante di veder il suo diritto alla famiglia minacciato.

Dottor Trapanese, parlando da padre omosessuale oltre che da amministratore cittadino, come ha accolto la decisone del Governo?

Ovviamente molto male. Con tale decisione il Paese fa un grande passo indietro. Viviamo un periodo in cui una serie di prese di posizione da parte di chi ci governa a livello nazionale danno chiara dimostrazione di arretratezza culturale mentre, al tempo stesso, l’Europa ci chiede di fare un passo in avanti.  C’è una visione deforme dei concetti di famiglia tradizionale e di famiglia normale.

Ma nei fatti cosa succede?

Parlo del mio caso personale. Sono stato un padre single per sei anni. Da diversi mesi vivo una relazione e, come chiunque viva un rapporto d’amore, il mio compagno ed io facciamo dei progetti. Nel futuro mi piacerebbe quindi che il mio nucleo famigliare – al momento creato da Alba e da me – si allarghi a questa nuova persona e che il mio compagno diventi a tutti gli effetti padre di Alba. Con la “stepchild adoption” ciò avverrebbe automaticamente con il nostro matrimonio mentre con tali provvedimenti ciò non è più consentito. Mio marito per diventare padre di Alba dovrebbe adottarla così come ho fatto io, quindi vivere un lungo periodo fra tribunali e assistenti sociali affinché gli venga riconosciuto ciò che in effetti è già: il padre di Alba.

Qualcuno potrebbe dirvi che la legalizzazione è superflua se già voi vi considerate una famiglia. Perché invece il riconoscimento legale è così importante?

Per tutti i motivi per cui lo è per le famiglie eterogenitoriali. Quando si nasce eterosessuali e si gode automaticamente dei diritti ad alcune cose non ci si pensa. Io invece mi trovo a pensare a cosa succederebbe se io dovessi morire. Alba non vivrebbe più con la persona che considera il padre – una persona che l’ha vista crescere, sostenuta nei momenti di difficoltà e gioito con lei per le piccole vittorie, che l’ha consolata nei momenti tristi e riso con lei nei momenti felici – ma verrebbe affidata a mio fratello. Che nel mio caso non sarebbe la peggiore delle ipotesi ma non sarebbe comunque giusto. La preoccupazione cresce quando poi, come nel mio caso, hai un figlio con esigenze particolari come Alba, che è una bambina disabile. Insomma, secondo quanto deciso dal Governo si distruggerebbe una famiglia “che esiste” in virtù del perseguimento di un modello di famiglia “normale”che in realtà non esiste. È surreale.

Cosa auspica succeda quindi?

Io spero solo che L’Unione Europea non consenta al nostro Paese di proseguire nel suo percorso di discriminazione. Non è una questione di colore politico, è una questione di progresso. Ed è un tema che la società civile tutta dovrebbe sentire vicino, che si sia o meno omosessuali, per evitare che le future generazioni si trovino ad affrontare le difficoltà che stiamo affrontando noi.

Luca Trapanese Sogno una famiglia normale con Alba e il mio compagno 1

Cos’è la stepchild adoption:

Secondo la legge sulle unioni civili (cosiddetta legge Cirinnà del 2016) la stepchild adoption (letteralmente “adozione del figliastro” ) è la possibilità che il genitore non biologico adotti il figlio del partner, sia questo a sua volta naturale o adottivo. In Italia era già prevista per le coppie eterosessuali sposate da almeno tre anni o che abbiano convissuto more uxorio per almeno tre anni ma siano sposate al momento della richiesta. In tutto il mondo i Paesi che prevedono la stepchild adoption per le coppie gay sono 28, di cui 21 prevedono la possibilità di adottare anche i bambini che non hanno legami biologici con nessuno dei due partner, altri sette riconoscono soltanto la stepchild adoption.

Author: nuovoeditore

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