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Quattro spettacoli in programma, tra Nuovo, Mercadante, Trianon e Villa Floridiana, il 21 giugno al Campania Teatro Festival.
A Sportopera va in scena “Tennis batte Cartesio” (teatro Nuovo, ore 20), che si compone della narrazione filosofico-sportiva di Laura Salmon e della lezione di narrazione di Galatea Ranzi. “Il mio corpo, vilipeso, per decenni da una vita sedentaria e digitalizzata, ha imparato a conoscere voluttuosi gironi infernali e sublimi beatitudini celesti. Ogni giorno sul campo da tennis accumulo prove inconfutabili che il sesso e sopravvalutato”. Con questa citazione Laura Salmon, famosa slavista e traduttrice, chiude la quarta di copertina del suo “Tennis batte Cartesio”, pubblicato lo scorso anno da Il Nuovo Melangolo. Produce in questo modo un avviso ai praticanti sull’arte del diletto e la rivincita esistenziale. Lo sport (il tennis in questo caso) è disciplina sensuale; lo sport, come l’arte, è provocazione e frequentazione del piacere attraverso il dialogo tra il sistema nervoso centrale e i muscoli, e i tendini e il sistema nervoso periferico tutto. Lo sport è ricerca di coesione fra l’intelletto e i sensi, fra la mente ed il corpo e diventa, per questo, un’aperta sconfessione del dualismo cartesiano. Dovendo fronteggiare al di là della rete René Descartes, padre della filosofia moderna, la Salmon ricorre a sua volta al sostegno di filosofi e neuropsichiatri e inscena un’articolata e fascinosa riflessione/narrazione. Una drammaturgia del pensiero che trova riscontro e forma nella lettura della Ranzi in cui la cadenza di intimità latenti contrappunta ed integra una sorta di lezione lucida e frontale.
In Villa Floridiana, invece, alle 21.30 al teatrino della Verzura, nuova tappa de “Il Sogno Reale”, il progetto di Ruggero Cappuccio sul mondo borbonico, a cura di Marco Perillo. Giancarlo Ratti leggerà “Non dire gatto”, un racconto di Antonio Marfella.
“…Quando il professor Coniglio mi chiese dei gatti a Procida- scrive Marfella- la mia parlantina andò a farsi benedire. Cominciai a fantasticare su un improbabile antico popolo isolano: così come i Celti, gli Illiri e i Galli, potevano essere esistiti pure i Gatti… perché i Galli sì e i Gatti no? Ma La Storia Moderna l’avevano fatta gli spagnoli, i francesi, gli inglesi, gli austriaci… cosa c’entravano i Celti, i Galli ed, eventualmente, i Gatti?… Gatti, però, si chiamava il medico che si era arricchito con un contestatissimo vaccino antivaiolo, che Ferdinando impose obbligatoriamente nelle seterie di San Leucio… e forse pure a Procida? Azzardai l’ipotesi, ma Coniglio scosse il capo congedandomi con un sorrisino di commiserazione. La questione dei Gatti non influì sul mio voto e, uscito dall’aula, non ci ho più pensato… Finché, trent’anni dopo, non mi sono ritrovato a dover elaborare un racconto attinente al periodo borbonico… allora mi è tornato in mente il sorrisino di Coniglio e quella sua domanda ininfluente… Qualche elemento saprò pur trovarlo per imbastire finalmente una risposta. Trent’anni dopo. Come un Dumas ritardato…”.
Al Teatro Trianon Viviani alle 20, per la Sezione Osservatorio, si potrà assistere a “Le furberie di Scapino”, per la regia di Raphael Trano, Nicola Laieta e Irene Vecchia e il coordinamento educativo di Giuseppe Di Somma e dello stesso Laieta.
Mentre i loro padri sono in viaggio, Léandre si è innamorato di Zerbinette e Octave ha sposato Hyacinte. Ma Geronte e Argante sono tornati a Napoli per costringere i rispettivi figli a un matrimonio combinato. Fortunatamente, Léandre ha un valletto, Scapino che ha più di un asso nella manica per svelare questo doppio intrigo coniugale! Utilizzando trucchi e un certo talento per la recitazione, il valletto riesce persino a estorcere denaro agli avidi padri per stabilire meglio l’amore delle due coppie. Come si legge nelle note di Trano “in questa commedia, la più italiana di tutte quelle di Molière, l’azione si svolge a Napoli e il personaggio centrale è Scapino, un ingannatore e criminale, ma anche “l’operaio intelligente” che i borghesi chiamano a sistemare i loro affari. Lavorando a questo spettacolo, desideriamo interrogare il rapporto sociale tra proletariato e borghesia nella società contemporanea e mettere in discussione i rapporti generazionali tra gioventù e vecchiaia, attraverso la forma del gioco “ludico”, caratteristico della città di Napoli. Per farlo, lavoreremo su diversi passaggi della commedia mescolando teatro, burattini napoletani e video”. La pièce nasce nell’ambito del progetto “Quartieri di vita. Life infected with social theatre!”, organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival, con il sostegno dell’Institut Français Naples e di Eunic Global.
In replica, infine, al Teatro Mercadante alle ore 21 “Il Rito”, tratto dall’omonimo film di Ingmar Bergman. Con adattamento e regia di Alfonso Postiglione e traduzione di Gianluca Iumiento.
Sul sito campaniateatrofestival.it sono consultabili le promozioni ed è possibile acquistare i biglietti per gli spettacoli.
Il Campania Teatro Festival, parte rilevante della rete Italia Festival e dell’EFA (European Festival Association), è finanziato dalla Regione Campania e si avvale anche di un contributo annuo del Ministero della Cultura per il suo schema multidisciplinare.
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