L’attesa del piacere è essa stessa piacere, per carità. Domenica mattina le strade erano piene di gente e di bandiere, persone di ogni età, sorridenti, amabili, felici (tranne una signora che ha chiesto a uno “Giuvino’, scusate, oggi gioca il Napoli?”. Giuro, non sto scherzando. Chissà da quanto tempo non usciva di casa, poveretta). Tutti sorridenti, in attesa della magia. O della matematica.
Barsport
Anticamente il 4 di maggio scadevano i contratti d’affitto e quindi era il giorno deputato ai traslochi, agli sfratti, termine che a Napoli non indica per forza uno sloggiare forzato e violento ma anche semplicemente lo svuotare casa. Per estensione del termine, o quattr’e maggio indica tutto quello che un cambio di casa comporta: il cambiamento, la rivoluzione, e anche il casino.
Preparatevi che oggi la prendo alla lontana. Ma devo dare un senso a tutto questo, e quando non trovo un senso io apro un libro e cerco di capire.
Non sarò mai un uomo comune, diceva di sé Diego a Gianni Minà. E Napoli, che a Diego somiglia in quanto le divinità non scelgono a caso, non sarà mai né una squadra, né una città comune.