Domenica, 22 Dicembre 2024

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L’Associazione Transessuale Napoli: la polemica della destra sulla pugile algerina Imane Khelif è frutto di mistificazione

Secondo l’Associazione Transessuale Napoli (ATN), la polemica sulla pugile algerina Imane Khelif, che dovrà affrontare oggi alle Olimpiadi di Parigi l’azzurra Angela Carini di origini napoletane, è frutto di ignoranza e mistificazione.

Imane Khelif è stata erroneamente definita “trans”, ma non sta affrontando un percorso di transizione da uomo a donna, ha semplicemente un corpo femminile che devia dalla norma.

“L’atleta è una donna, per quanto non rientri nei canoni classici della destra che adesso l’accusa di essere avvantaggiata nella gara contro l'italiana semplicemente perché i suoi livelli di testosterone sono risultati dal test simili a quelli di un uomo. Il problema è che questo governo non riconosce le diversità: Roccella a Salvini, che l’hanno attaccata duramente, forse non si sono informati come avrebbero dovuto, dall’alto della loro competenza e professionalità di ministri”.

A spiegarlo è l’avvocata Ileana Capurro, presidente dell’ATN, da sempre impegnata nella tutela delle persone trans e per il riconoscimento delle diversità.

“Sarà un caso, ma nel 2020 la campionessa di boxe algerina, che gareggia da oltre 8 anni, ha partecipato a Tokyo senza alcun problema – argomenta ancora Ileana Capurro – Perché, ora, nel 2024 monta questa sterile polemica? È chiaramente una mistificazione, frutto del clima politico che stiamo vivendo”.

A difendere Imane Khelif si è addirittura mobilitato il governo dell’Algeria, costretto a tirare fuori foto della atleta da piccola, per dimostrare, appunto che, al di la delle sue presunte sembianze mascoline, è nata donna.

“Potrebbe avere problemi ormonali e, perciò, avere dosi di testosterone più alte, o potrebbe essere intersex, ci sono persone che nascono proprio con caratteristiche maschili e femminili insieme. Ma saranno fatti suoi? – sottolinea l’avvocata - La verità è che, secondo i ministri di questo Governo, che dovrebbe lavorare per la tutela delle minoranze, tutto deve rientrare in canoni standard. Ma non tutti i corpi sono uguali e non tutti produciamo gli stessi ormoni, bisogna accettare le diversità e lavorare per creare percorsi di regolamentazione. Ma ovviamente, piuttosto che andare lì ad approfondire e spiegare, si preferisce alzare il polverone e generare confusione nella pubblica opinione”.

Sgombrato il campo da queste polemiche sterili e da ogni equivoco, resta da capire però quale sia la situazione reale delle persone trans che gareggiano a livello agonistico e, più in generale, del loro accesso al mondo dello sport.

“La verità è che le persone transgender hanno molte difficoltà ad accedere allo sport: primo, perché il percorso di transizione, a differenza di quello che si possa pensare, in genere, indebolisce; secondo, perché si ha paura di non essere accolte. Le trans spesso, ad esempio, fanno fatica anche ad iscriversi in palestra. Solo raramente si incontrano società sportive realmente inclusive”, spiega Ileana Capurro. Che prosegue: “Eppure la soluzione ci sarebbe: introdurre nei protocolli il test per il controllo del livello testosteronico e ormonale, proprio come quello praticato a Imane Khelif”.

I pregiudizi, insomma, sono molto più diffusi e radicati di quanto possiamo credere, anche nello sport. Intanto, aspettiamo di vedere il macht tra Imane Khelif e Angela Carini.

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