«È un lavoro dedicato alla Napoli prima del Risanamento, alle atmosfere, alle dimensioni e ai quartieri della città che non esistono più».
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E così si conclude il Commissario Ricciardi. La guerra è iniziata, e il commissario che ha la visione dei morti ammazzati torna ad essere il barone Luigi Alfredo di Malomonte: nella sua terra, a Fortino, trasferisce la famiglia.
Piccoli viaggiatori crescono. Il Centro Socio Educativo Il Piccolo Principe compie venti anni: un traguardo importante celebrato dalla struttura nata a San Giovanni a Teduccio nel 2004, lo scorso 20 novembre, nella Giornata dedicata ai diritti dell’Infanzia.
«Impressionisti e la Parigi fin de siècle è una mostra di studio e di ricerca, che serve a capire cosa c’è dietro l’Impressionismo, senza effetti speciali e grandi capolavori che vengono dai musei francesi e che sono, evidentemente, il riferimento inevitabile per chiunque voglia conoscere l’Impressionismo». Vittorio Sgarbi, curatore dell’esposizione che aprirà al pubblico domani, sabato 23, a Napoli alla Basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, ha così definito l’esposizione, aggiungendo: «Ma è anche una mostra molto severa, rispetto a quello che c’è dietro, quindi, sarà utile venire a vederla per capire il percorso che hanno fatto i pittori per diventare gli impressionisti che vediamo a Parigi e, quindi, è una mostra di avvio alla celebrazione degli Impressionisti».
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La rassegna, prodotta da Navigare Srl in collaborazione con Polo Culturale Pietrasanta e Lapis Museum e patrocinata da Regione Campania e Città di Napoli, è una esposizione dal carattere antologico in omaggio al rivoluzionario movimento artistico francese nato 150 anni fa, con la prima esposizione parigina che ne segnò il debutto ufficiale sulla scena mondiale, il 15 aprile 1874.
«Tra le opere più significative presenti in mostra, per avere un’idea chiara del movimento impressionista, possiamo individuare qui le opere di Degas, significative e degne di essere guardate con attenzione; l’opera L’homme à la pipe, derivazione da un dipinto, di Van Gogh, ha la stessa forza anche senza il colore perché è legato ad una energia che anima la forma – ha concluso Vittorio Sgarbi -. Infine, l’heliogravure di Manet che presenta una emozionata, abbacinata, e presa da una luce tutta interiore, Berthe Morisot».
Le 69 opere esposte, realizzate da 40 artisti prevalentemente francesi, sono suddivise in 3 sezioni, secondo gli allestimenti voluti dal co-curatore Stefano Oliviero, che tracciano la storia delle origini e le evoluzioni dell’Impressionismo, sullo sfondo della Parigi di fine secolo, vivace e luminosa protagonista di epocali cambiamenti.
La prima sezione, intitolata La rivoluzione realista e l’École de Barbizon. La strada verso l’Impressionismo vede la presenza di 18 opere, per lo più dipinti a olio e acqueforti, realizzate da artisti della Scuola di Barbizon, tra i quali: Corot, Delacroix, Rousseau, Millet, Courbet, Lecomte, dediti alla pittura paesaggistica e realistica e punti di riferimento per gli Impressionisti.
Con la seconda sezione, intitolata La conquista degli Impressionisti, la mostra entra nel vivo della storia del nuovo movimento artistico, una partitura a più voci che prende forma nella pullulante Ville Lumiere, sede della seconda Esposizione Universale. È in questa sezione che sfilano davanti allo sguardo del visitatore 45 opere di 21 artisti, ispirati dalla scuola di Barbizon ma capaci di elaborare nuove forme espressive rivoluzionarie, molto distanti dall’accademismo fino ad allora imperante. Le opere qui presenti sono soprattutto incisioni e disegni, che mettono in luce i lavori di studio e di preparazione per opere di grandi artisti come, tra gli altri, Cézanne, Manet, Boudin, Degas, Renoir, Forain, Guillaumin, Monet e Mary Cassat, pittrice americana, una delle poche donne ammesse al consesso maschile dell’arte dell’epoca.
La terza sezione, Dopo la conquista: l’arte non è solo riproduzione ospita 6 opere del periodo post-impressionista realizzate dall’artista svizzero-francese Jeanniot, dal delicato paesaggista Firmin-Girard, dal pittore e incisore svizzero Ranft il cui dipinto “Ladies in café” è stato scelto come immagine simbolo dell’esposizione, fino a lambire la pittura Nabis, con Bonnard e Denis.
Completa l’esposizione un’area multimediale attrezzata con postazioni dotate di Oculus 3D che consentono la visione virtuale di alcune opere impressioniste di ambientazione parigina e altre di ambientazione naturalistica, avendo la sensazione di entrare nei dipinti e vivere le atmosfere dell’epoca.
La mostra Impressionisti e la Parigi fin de siècle sarà aperta dal lunedì al venerdì dalle ore 9:30 alle 19:30 e il sabato, la domenica e i festivi sino alle 20:30. Prevendita on-line: www.ticketone.it. - INFO: www.navigaresrl.com
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