Giovedì, 17 Luglio 2025

Antonella Lattanzi scava nel dolore: Cose che non si raccontano è una diga che si rompe e travolge

Ci sono dolori così profondi, così stratificati, da restare per anni chiusi dietro una diga interiore. Tra lo stomaco e la pancia. Una diga che non trattiene solo le lacrime, ma anche la rabbia, la vergogna, la solitudine. Ci sono cose che non si raccontano. Per pudore, per cultura, per paura. Perché fanno troppo male. Perché non si trovano le parole giuste. Perché le dighe che ci costruiamo dentro sono lì proprio per trattenere tutto quello che ci potrebbe travolgere.

Antonella Lattanzi, con questo libro, la sua diga la abbatte. E lo fa senza protezioni, senza filtri, senza paura di mostrarsi nuda nel dolore. In Cose che non si raccontano (Einaudi 2023, pp 212) , l’autrice ci apre la porta su una stanza buia, la più intima: quella del desiderio di diventare madre, un desiderio che si fa ossessione, sfinimento, battaglia. E ci prende per mano per accompagnarci dentro, senza mai lasciarci soli.

Cose che non si raccontano è il romanzo autobiografico di una storia d’amore e di desiderio. Antonella e Andrea vogliono un figlio. Lo vogliono adesso, con la forza di chi non può più aspettare. Ma niente, in quel desiderio che dovrebbe essere naturale, sarà semplice: tutto ciò che può andare storto andrà storto, anche ciò che sembrava inimmaginabile. A vent’anni, Antonella ha interrotto due gravidanze per inseguire la sua ambizione di diventare scrittrice. Anni dopo, quando si sente pronta, è il corpo a non esserlo più. E allora comincia un percorso duro, medicalizzato, spesso disumano: la corsa agli esami, i dottori frettolosi, gli aghi, i silenzi, le attese.

Questo non è solo un romanzo, è un atto d’amore e verità. È una storia scritta con il sangue, con le lacrime, con la rabbia e con quella speranza testarda che sopravvive anche quando tutto sembra perduto. Ogni pagina è un tuffo dentro un dolore che non si può addolcire: fallimenti, tentativi, ospedali, parole che feriscono più dei silenzi. Ma anche tenerezze improvvise, mani che si stringono nel buio, amici che restano, medici empatici, sogni che resistono alle notti più lunghe.

Con una scrittura diretta, sincera e tagliente, Lattanzi ci trascina dentro la sua esperienza, trasformandola in qualcosa di universale.

Scrive senza fronzoli, con una lealtà che toglie il fiato. Ti guarda negli occhi e ti dice: ecco, è andata così. E tu, lettore, ti ritrovi lì dentro, nella sua storia che diventa anche un po’ la tua, anche se non hai mai vissuto quel dolore. Perché parla a tutti: uomini e donne, genitori e figli, chi cerca e chi ha perso, chi ha amato e chi ha dovuto lasciar andare. Tutto è messo in scena senza pietà, ma con una delicatezza profonda, capace di attraversare ogni lettore.

Non è facile leggere questo libro. A tratti fa male. Ma è un dolore che serve. Perché insegna a comprendere, ad ascoltare, a stare accanto. 

La scrittrice rompe la sua diga — quella che conteneva i pensieri più bui, le colpe, le parole mai dette e travolge il lettore. Non per affogarlo, ma per insegnargli a respirare in un mare di dolore. Perché in mezzo a tutto quel buio, c’è anche luce. C’è l’amore, non quello delle favole, ma quello che resiste, che si sporca, che si spezza e si ricompone. C’è la vita. E c’è anche il miracolo della scrittura, che qui diventa strumento di sopravvivenza e resistenza.

È un libro che tutti dovrebbero leggere, soprattutto gli uomini, perché racconta la maternità non come simbolo o destino, ma come lotta, scelta, verità. E perché insegna cosa significa esserci davvero, fin dall’inizio, quando un figlio è ancora solo un pensiero.

Cose che non si raccontano è un romanzo che resta dentro, che ti cambia, che esplode. È una confessione, un atto di coraggio, una ferita aperta che non si rimargina.

Antonella Lattanzi ha scritto una storia che è solo sua, ma che diventa, con una potenza narrativa straordinaria, la storia di molte. È una dichiarazione, una battaglia, una valanga raccontata da dentro. Ed è, come ha scritto Nicola Lagioia, una benedizione, una maledizione, una catarsi. Una storia cruda e insieme piena d’amore, che scava ma anche accarezza. È la prova che scrivere può diventare un gesto di resistenza, di cura, di rinascita. 

Per chi legge e (forse) per chi scrive.

L'autrice

Antonella Lattanzi è nata a Bari nel 1979 e vive a Roma. È scrittrice e sceneggiatrice. Ha pubblicato i romanzi Devozione (Einaudi 2010 e 2023), Prima che tu mi tradisca (Einaudi 2013), Una storia nera (Mondadori 2017) e Questo giorno che incombe (HarperCollins Italia 2021), Cose che non si raccontano (Einaudi 2023 e 2025), che ha vinto il Premio Wondy e il Premio Anima. Per il cinema ha scritto, tra le altre, le sceneggiature di Fiore di Claudio Giovannesi, Il campione e Una storia nera (tratto dal suo romanzo omonimo) di Leonardo D'Agostini. Collabora con il «Corriere della Sera». È tradotta in diverse lingue.

Giovanni Salzano
Author: Giovanni Salzano
Esperto di social media management, cura la rubrica di opinione Società.

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