Ancora non riesce a crederci Fabrizio. Quando torna nella casa di Quarto, in provincia di Napoli - dove vive con la madre vedova – gli occhi vanno naturalmente alla ricerca del figlio. Invece ad attenderlo c’è solo qualche giocattolo ormai inutile e il più assordante dei silenzi.
Storie
Nei suoi dipinti c’è la rivalsa di chi è stato scacciato da un pregiudizio inutile. Con i suoi pennelli dà voce su tela a chi, come lui, è stato spesso guardato come diverso.
La posteggia napoletana – l’antica “arte” dei suonatori di strada di girare fra i tavoli dei locali e dedicare, chitarra alla mano, una canzone ai commensali – ha i suoi ambasciatori nel mondo. A decretarlo è stato Roberto Murolo quando, negli anni 90, conobbe ad una festa Diana e Claudio, musicisti di origini salernitane che hanno dedicato una vita intera alla canzone napoletana.
“Sono quarant’anni che Claudio ed io, insieme nella vita e nella professione, facciamo questo lavoro e, sebbene salernitani, ci sentiamo napoletani 100% – racconta Diana – La canzone napoletana è un patrimonio che va conservato e, al tempo stesso, riattualizzato”. Dal 700 napoletano, passando per Caruso, fino a Pino Daniele: nel loro immenso patrimonio – eseguito rigorosamente unplugged – condensano tutto il senso di questo mestiere antico e che rischia di scomparire. “La posteggia ha un modo proprio di fruire della musica, ha delle leggi sue. Quando siamo a grandi feste capita che gli ospiti seduti in tavoli lontani si lamentino di non riuscire a godere dello spettacolo interamente, proprio perché io e Claudio ci spostiamo continuamente e non abbiamo amplificazione. Ma il senso della posteggia è questo: un rapporto intimo che si crea fra noi e i commensali del tavolo a cui ci accostiamo volta per volta”. Quest’anno il duo artistico sarà ospite di Casa Sanremo, format che segue e approfondisce i temi del Festival della canzone italiana. “Saremo ospiti di diversi programmi, fra cui di Salotto Writes 2024, angolo dedicato alla letteratura in cui intervalleremo le presentazioni e gli incontri con gli scrittori con intermezzi musicali a tema”. E dopo la bufera Geolier – il rapper napoletano in gara con la canzone “"I p' me, tu p' te" che ha aperto un acceso dibattito su quanto sia importante la grammatica nel dialetto napoletano – anche Diana esprime la sua opinione. “La lingua napoletana nella musica si tramanda soprattutto oralmente: pensiamo che alcuni parolieri della canzone classica napoletana erano analfabeti e si affidavano a scrivani che mettevano su carta i testi per loro”. Il legame fra il Festival di Sanremo e Napoli è forte e soprattutto di vecchia data: Diana ci tiene a ricordarlo. “Senza Napoli e la canzone napoletana non esisterebbe nessun Fesitval di Sanremo – scherza l’artista – Sanremo trae origini dal festival della canzone napoletana che si tenne per la prima volta nel 1931. Un fioraio che assisteva allo spettacolo ebbe poi l’idea di farlo diventare ciò che è adesso. Il resto è storia”.
Quando l’hobby del teatro incontra la passione per il disegno può nascere una professione: Monica Fiorito è la fondatrice di Artinà Atelier, attività imprenditoriale napoletana attiva da 17 anni specializzata in moda storica e, da alcuni anni, anche in abiti da cerimonia.
Quella della famiglia Perropane è una storia singolare eppure è una storia simile a molte altre. Una storia che parla dei tempi che cambiano e della difficoltà di tenere il ritmo, ma anche della voglia di cambiamento.
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