È strano che nella prima metà di aprile si parli di spiagge e di mare. E non perché si stia pianificando con ragionevole anticipo la prossima estate, ma perché l’estate è già qui. Magari sarà già capitato sporadicamente, ma credetemi di lidi aperti regolarmente già ad aprile io non mi ricordo proprio.
Editoriale
Secondo l’Unione nazionale Consumatori, Napoli risulta essere la seconda città più cara d’Italia.
Con un po’ di anticipo rispetto al passato, quest'anno si è iniziato a parlare del mare: un tema attuale da sempre.
Piuttosto che continuare a inneggiare ai record, io credo che sia necessaria una riflessione vera su quello che sta accadendo a Napoli. È già overtourism, turboturismo, dei cui effetti beneficia una parte della città ma tutto il resto finisce per diventarne ostaggio.
230mila, 250mila, 300mila presenze fra Pasqua e Pasquetta. Le stime oscillano ma equivalgono ad almeno un quarto dei residenti di Napoli. Sono numeri troppo grandi per non avere un impatto fin troppo invasivo sulle zone nevralgiche della città che anche stavolta ha gestito a grande fatica il flusso.
Un volo in arrivo a Capodichino ogni 8 minuti, alibus che non bastano perché restano imbottigliati in un traffico degno delle giornate peggiori, taxi introvabili tanto all’aeroporto che in stazione o agli imbarchi per le isole e letteralmente spariti in città, file e ingressi contingentati in metropolitana, folle di pedoni imbottigliati al centro storico e sul lungomare.
Nei casi più estremi, ci accorgiamo della dispersione scolastica e della povertà educativa solo quando qualche ragazzo diventa protagonista della cronaca nera. E allora fioccano gli appelli alle manette, a buttare le chiavi, alle pene durissime, mentre in realtà siamo di fronte a un dramma silenzioso che va in scena ogni giorno nell’indifferenza generale.