Tanto tuonò che piovve. Alla fine il Napoli lo scudetto lo ha vinto a Udine, poi lo ha rivinto in casa con la Fiorentina e continuerà a vincerlo ogni singola partita fino alla fine del campionato. La città è ormai in un delirio di festeggiamento continuo e non sarò io a puntare il dito dicendo che ci sono cose più importanti a cui pensare. Certo che ci sono, infatti ne parlo ogni giorno, ma soprattutto mi adopero per trovare delle soluzioni.
Editoriale
Se dovessi esprimere un’opinione sul boom turistico che sta vivendo la città, avrei difficoltà a schierarmi perché ci troviamo di fronte a un fenomeno estremamente complesso rispetto al quale non servono atteggiamenti da tifoso. Risponderei che in ultima istanza lo considero positivo, ma credo anche che sia venuto davvero il momento di riempire di contenuti la formula rituale secondo la quale “va governato”. Certo che va governato, ma come?
Prima vinciamolo. Dove è finita quella benedetta scaramanzia del non è vero ma ci credo, in una città addobbata da settimane, con il dibattito che si incentra sulle modalità della festa come se non avessimo altro di cui parlare? Quando ci sarà eventualmente qualcosa da festeggiare festeggeremo, ma per favore nessuno parli di riscatto.
Alla fine domenica non si è festeggiato, ma è un dettaglio perché il vantaggio del Napoli è così grande che è solo questione di tempo. Già stasera potrebbe essere finalmente il giorno che stiamo aspettando da mesi per la certezza matematica di questo benedetto scudetto.
Il turismo è un fenomeno contraddittorio. Invocato quando non c’è. Problematico quando i flussi iniziano a diventare imponenti. Soprattutto se assume caratteristiche predatorie, producendo profitti per pochi e lasciando briciole alla comunità che invece in un posto ci vive.